Gianfranco Funari, un documentario racconta “l’uomo libero per intero” a 90 anni dalla nascita
Se oggi è prassi comune interrogarsi della presenza in televisione di alcuni volti divisivi, fautori della spaccatura che separa pubblico e critica, tornerebbe utile provare a ricordare l'effetto Funari, personaggio che è stato per le televisione italiana qualcosa di simile al divieto per il portiere di bloccare il pallone sul retropassaggio del difensore nel calcio. Non ha cambiato il gioco, ma ha cambiato la velocità.
Un ritratto interessante di questa icona lo traccia "Funari Funari Funari", documentario di Sky Documentaries che verrà trasmesso alle 21.15 del marzo, giorno in cui Gianfranco Funari avrebbe compiuto 90 anni (poi resterà disponibile anche on demand e in streaming su NOW). Prodotto da Marco Falorni e Andrea Frassoni, riporta i ricordi di Rossana Seghezzi, moglie di Funari fino ai primi anni ’90 e Morena Zapparoli, legata a lui dalla fine degli anni ‘90. Così come le voci di chi ha collaborato con lui ai suoi programmi, giornalisti e critici come Massimo Bernardini, Aldo Grasso e Matteo Bordone, volti del mondo dello spettacolo come Piero Chiambretti e Paolo Bonolis.
Un racconto che tracciato seguendo una linea imprescindibile che lega i punti dell'esistenza privata e pubblica di Gianfranco Funari: la libertà. Leit motiv della sua vita, ne ha determinato l'ascesa, così come l'ostinazione che ha segnato la sua parabola discendente. Dirsi uomo libero "per intero, non part time" è stata la convinzione granitica che ha viaggiato sotto braccio con la convinzione di poter cambiare il mondo con la televisione, di poter vincere in vita contro i potenti per sola forza del suo pubblico. Un'illusione che si consacra solo in punto di morte, quando la chiesa è piena di gente comune e senza vip – racconta proprio Piero Chiambretti – o nella futile ma sostanziale forma di riconoscimento di Vittorio Sgarbi: "Ho litigato con tutti, tranne che con Funari".
Gianfranco Funari appartiene al pantheon di quei personaggi mitologici del piccolo schermo che continuano a vivere, per forza del loro valore iconico, in quel mondo di internet che non hanno fatto in tempo a conoscere. Quando si pensa a certi simboli scomparsi prima dell'epopea del web libero, dell'era della personalizzazione, ci si chiede che ne avrebbero fatto dei social. Gianfranco Funari avrebbe avuto Instagram? Se sì, come lo avrebbe usato? Come avrebbe sfruttato al meglio le potenzialità di Tik Tok? Per un animale da palcoscenico che sosteneva di non essere innamorato della telecamera, mentre la telecamera lo era di lui, sarebbe stato un esperimento interessante.