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Geppi Cucciari in duetto con Mahmood per la chiusura di Splendida Cornice: “Se vieni da un’isola come noi”

Geppi Cucciari ritrova Mahmood dopo Sanremo per un duetto speciale che chiude la stagione di Splendida Cornice. Un monologo dedicato alla Sardegna e accompagnato da “Spunta la luna dal monte”, canzone portata a Sanremo da Bertoli e i Tazenda anni fa, simbolo dell’isola.
A cura di Andrea Parrella
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Geppi Cucciari chiude Splendida Cornice in modo speciale. L'ultima puntata stagionale del programma di Rai3 è suggellata dal "duetto" della conduttrice con Mahmood. Tra i momenti migliori dell'appuntamento finale andato in onda giovedì 10 aprile, quello in cui la conduttrice e il cantante si sono ritrovati a poche settimane dalla serata di Sanremo 2025 che hanno co-condotto insieme al fianco di Carlo Conti.

Cucciari e Mahmood che canta "Spunta la Luna dal monte"

Il duetto tra Cucciari e Mahmood li ha visti uniti nelle origini sarde, che condividono. La conduttrice a parole, il cantante in musica. Ha iniziato Cucciari, descrivendo i tratti della condizione vissuta da chi su un'isola ci nasce: "Se vieni da un'isola, come noi, cambiare regione è un viaggio, un volo, oppure un traghetto strapieno che parte alla sera tardi, molto tardi, molto lento". Quindi l'intervento di Mahmood, che ha intonato Spunta la luna dal monte, tra i più noti esperimenti di connubio musicale tra l'italiano e il sardo, portata a Sanremo da Pierangelo Berti e i Tazenda. Cucciari: "Nessun uomo è un'isola, ma a volta l'isola diventiamo noi. Soli, solitari, spesso scortesi, quasi sempre arrabbiati. Numeri nel grande fatturato della rabbia, che conviene sempre a chi la provoca, fa incassare denaro o consensi. E se qualcosa ci va male, il colpevole è l'altro, il nemnico che pensi voglia toglierti qualcosa. A un certo punto ti accorgi che tutti sono contro tutti, sempre divisi in due squadre e mentre mettono i penultimi contro gli ultimi, i primi restano primi e gli ultimi restano gli ultimi, senza niente, neanche qualcuno con cui prendersela". Un momento che si è chiuso con un abbraccio affettuoso tra i due e gli applausi del pubblico. Il commento all'esibizione di Cucciari e Mahmood è arrivato dagli stessi Tazenda sui social: "Versione da brividi. Emozione difficile da trattenere. Un gigante e una Jana in una performance fantastica".

Il riferimento all'opera di Maria Lai

Nel corso dell'esibizione Cucciari ha citato Maria Lai, artista sarda scomparsa nel 2013, citando una particolare opera da lei realizzata che è entrata a far parte delle tradizioni sarde per il suo valore simbolico. Si tratta di un evento unico di Arte relazionale, che risale al settembre del 1981, a cui partecipò l'intera comunità di Ulassai: l'operazione, denominata "Legarsi alla montagna", durò tre giorni ed ebbe ampio risalto, interessando anche la televisione di stato.

L'ispirazione dell'opera derivava da una reinterpretazione di una antica leggenda del paese, Sa Rutta de is'Antigus (La grotta degli Antichi), che era stata ripresa da un fatto realmente accaduto ad Ulassai nel 1861. Un giorno crollò un costone della montagna che travolse un'abitazione, all'interno della quale morirono tre bambine: un'altra però riuscì a salvarsi e aveva in mano un nastro celeste. I popolani interpretarono il fatto come un miracolo divino, che fu tramandato di generazione in generazione: la bambina, per inseguire un filo azzurro che volava in cielo tra i fulmini, era uscita dalla grotta poco prima del crollo ed ebbe così salva la vita. Maria Lai unì con un filo celeste lungo 27 km le case del paese e il soprastante monte Gedili. Queste le parole di Lai per spiegare la sua idea: "Lasciai a ciascuno la scelta di come legarsi al proprio vicino. E così dove non c’era amicizia il nastro passava teso e dritto nel rispetto delle parti, dove l’amicizia c’era invece si faceva un nodo simbolico. Dove c’era un legame d’amore veniva fatto un fiocco e al nastro legati anche dei pani tipici detti su pani pintau".

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