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Gabriele Corsi: “Racconto la malattia degenerativa di mio padre, nei silenzi ci siamo detti tanto”

Il conduttore si racconta a Francesca Fialdini parlando del suo primo libro, in cui spiega di aver dato spazio anche a una delicata vicenda personale.
A cura di Andrea Parrella
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Gabriele Corsi si racconta a “Da Noi a Ruota Libera” nella veste inedita di scrittore, con il suo primo romanzo in cui affronta, per la prima volta, il tema della malattia degenerativa di suo padre. Il conduttore, in onda sul Nove ma anche voce di Eurovision da diversi anni, ha parlato a Francesca Fialdini di questo progetto che per la prima volta lo vede nelle librerie in qualità di scrittore.

Gabriele Corsi ospite di Francesca Fialdini

Tra gli aspetti trattati nel libro, il tema della salute mentale, oggi come mai di grande attualità, su cui sono molti i personaggi pubblici che hanno deciso di aprirsi, raccontando le proprie esperienze: “Ho cominciato a piangere troppo tardi, dite alle persone importanti che le amate, non c’è tempo per aspettare.” Nel salotto della Fialdini, Gabriele Corsi con garbo: “Mi rendo conto che ci sono molti stereotipi intorno alla salute mentale, la malattia mentale fa paura”.

Il rapporto con il padre raccontato nel nuovo libro

Corsi parla a cuore aperto a Francesca Fialdini del libro: Che bella Giornata, speriamo che non piova è una storia di pazzia, memoria perduta, memoria ritrovata: questo libro parla del mio anno da obiettore di coscienza in una struttura che ospitava pazienti con problemi psichiatrici. Oggi quell’esperienza torna davanti alla malattia degenerativa di mio padre.” Poi Corsi confessa alla conduttrice che questa esperienza drammatica, in realtà, gli sta anche insegnando cose preziose: “L’uomo che sono adesso è il frutto di quella esperienza e di questa condizione di mio padre ora: ho cominciato a piangere troppo tardi, ho capito che bisogna dire alle persone care che le amiamo”.

Corsi quindi saluta il pubblico con le lacrime agli occhi: “Mi sono reso conto che con mio padre ci siamo detti moltissime cose in questi silenzi. Vorremmo vivere tutta la vita la sensazione di essere al sicuro con i nostri genitori, ma poi si cresce. Sono fiero di mio padre. Si è dimesso perché non voleva partecipare alla produzioni di armi, una scelta etica potentissima; io spero sempre di poter seguire il suo esempio”.

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