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Flavio Insinna: “Per La7 ho detto no a Rai. In De Martino rivedo me a 40 anni. Amadeus? Non c’è memoria in questo paese”

A Fanpage.it, Flavio Insinna racconta le emozioni per l’esordio a La7 con il suo nuovo game show: “Ci stiamo divertendo molto. Se riusciamo a far arrivare a casa il clima che abbiamo in studio, abbiamo una chance”. Su De Martino e Amadeus: “Non conosco Stefano, ma mi rivedo nel suo entusiasmo perché so cosa vuol dire fare Affari Tuoi. Amadeus è un fuoriclasse che ha fatto delle cose pazzesche e andrei calmo con i giudizi”.
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Tra il grande approfondimento quotidiano che c'è a La7, Flavio Insinna ha la responsabilità di portare un attimo di respiro, un momento di alleggerimento. Dal 7 ottobre, dal lunedì al sabato alle 18.30, parte Famiglie d'Italia. Si tratta dell'adattamento del celebre format statunitense Family Feud, prodotto da Fremantle Italia, e rappresenta l'esordio assoluto di Flavio Insinna nel mondo di La7. A Fanpage.it, il conduttore si racconta lasciando trasparire un grande amore per la televisione e una passione autentica nel mettersi al servizio del gioco e del pubblico. La parola chiave è: sorprendersi.

Flavio Insinna riflette sulla sfida di entrare in un palinsesto preserale competitivo: "È impossibile non divertirsi. Perché quando non è il sondaggio che innesca il divertimento, lo innesca la famiglia con una risposta che non ti aspetti. Oltre alla famiglia, c'è un pubblico pieno che interagisce, questa è una cosa che noi non ci aspettavamo". Sulla sua transizione dalla Rai a La7: "A me in Rai delle cose me le hanno proposte, ma ho ringraziato e rifiutato. Non ho più l'età di un pischello e potevo permettermi anche di starmene a casa a curare il giardino. Le sfide a quest'età ti devono fare un po' paura e l'offerta di La7 è arrivata inattesa e io l'ho presa al volo". Il parere su Stefano De Martino: "Non conosco Stefano, ma faccio il tifo perché so cosa vuol dire fare Affari Tuoi. Mi rivedo nel suo entusiasmo". E su Amadeus: "Possibile che non c'è memoria in questo paese? Passi dal 200% di Sanremo e per un inizio un po' così, che succede? Gli auguro di stare tranquillo e centrato, com'è lui". 

Flavio Insinna nello studio di Famiglie d'Italia
Flavio Insinna nello studio di Famiglie d'Italia

Famiglie d'Italia è un adattamento di Family Feud. Di fatto è la prima volta che arriva in Italia, senza considerare gli adattamenti di metà anni Novanta in Mediaset che hanno avuto pochissima fortuna. Quali sono le tue emozioni in questo momento?

Ci stiamo divertendo molto. Se valesse qualcosa l'entusiasmo col quale stiamo lavorando da primavera, le prove che stiamo facendo sempre più strutturate, partendo da una dimensione teatrale, uno sgabello e un tavolo, poi piano piano arriva lo studio, i microfoni, arrivano le famiglie per provare. Ecco, se valesse tutto questo come riferimento, come indizio, se valesse quanto ci stiamo divertendo a registrare le puntate, a giocare con le persone, allora io ti direi che siamo sulla strada giusta. Se invece, come spesso accade, valgono solo i numeri, allora ti dico che martedì 8 mattina, guarderemo pure quelli e vedremo come va. Il nostro divertimento, però, sarà lo stesso. È impossibile non divertirsi. Perché quando non è il sondaggio che innesca il divertimento, lo innesca la famiglia con una risposta che non ti aspetti. Oltre alla famiglia, c'è un pubblico pieno che interagisce, questa è una cosa che noi non ci aspettavamo. A loro va di giocare, noi non ci aspettavamo che la risposta fosse questa dal vivo. Per questo, ti dico che potremmo andare a girare con una tournée dal vivo.

Sei stato per anni un conduttore di punta nella Tv di tutti. Ripartire da una dimensione in cui sai di parlare a un pubblico più selezionato, la cui scelta forse conta di più proprio perché è una scelta vera, ti affascina?

Sì, e non me l'aspettavo. La gente in sala si mette e gioca. Sono sondaggi che possono interessare tutti: sei arrivato tardi a lavoro, che scusa ti inventi? Il marito si scorda l'anniversario, come rimedia? È l'umana commedia. Magari riusciremo a rintracciare altro pubblico che non guarda di solito La7. Sappiamo che a quell'ora per tanti mesi c'è stato il telefilm, magari al pubblico di La7 non andrà bene questo cambio della guardia. Se noi riusciremo a trovare il clima, a far arrivare nelle case il clima che c'abbiamo noi in studio, allora questo programma ha una chance di poter essere qualcosa. È un gioco che non è da un milione di euro, io li ho fatti i giochi milionari, ma insomma, diecimila euro vinti in una sera, per i miei parametri, vado sul raccordo anulare a fare i caroselli.

Steve Harvey, conduttore di Family Feud
Steve Harvey, conduttore di Family Feud

Family Feud ha in Steve Harvey una sorta di icona per tutta la società americana. Hai preso qualche spunto? 

Noi ce lo siamo studiati tanto, ma lui è un raro animale da palcoscenico. Non abbiamo provato minimamente a scimmiottarlo, ma una cosa l'abbiamo presa. L'abitudine a farsi sorprendere. Se questo show lo conduci credendo di avere già inquadrato le famiglie, allora è meglio che non lo presenti. È come la vita. Se non ti fai sorprendere dalle cose, se stai col pilota automatico, ma che parliamo a fare? Invece, succedono cose impreviste che lo studio deve fermarsi un quarto d'ora perché non riesce ad andare avanti dalle troppe risate.

L'impressione è col tuo passaggio a La7, dal preserale in giù, la tv sia diventato un ambiente competitivo e anche allenante, per chi la tv la guarda e la studia. 

Per dirti lo spirito che abbiamo qua, siamo praticamente allo studio accanto a quello di Gabriele Corsi. Ci ritroviamo praticamente alla stessa ora in tv e quando registriamo, spesso ci becchiamo fuori e ci viene da ridere. "Ma che andiamo davvero contro?" e io rispondo: "Non andiamo contro, andiamo contemporaneamente". È diverso. Però, hai ragione. C'è una grande offerta, c'è una grande proposta. Lo sappiamo pure noi che ci siamo dentro, non ci si può aspettare gli ascolti di Canzonissima. La sfida è complicata, però è bella.

Si parla molto di Affari Tuoi, del successo di Stefano De Martino. Si parla del passaggio di Amadeus sul Nove, che di fatto è stato uno dei momenti chiave di quest'anno televisivo insieme al tuo passaggio a La7. Da ex di Affari Tuoi e dalla Rai in generale, cosa ne pensi?

Ti devo dire una cosa. A me in Rai delle cose me le hanno proposte, ma ho ringraziato e rifiutato. Non ho più l'età di un pischello e potevo permettermi anche di starmene a casa a curare il giardino. Le sfide a quest'età ti devono fare un po' paura e l'offerta di La7 è arrivata inattesa e io l'ho presa al volo. Però, in Rai ho lasciato tanti amici e tra questi amici, lì ad Affari Tuoi, c'è il capo degli autori Pasquale Romano. Lui è quello che mi ha insegnato a fare Affari Tuoi nel 2006. Io registro in uno studio accanto a quello dove ho fatto Affari Tuoi. E quello studio mi ha cambiato la carriera. Quando mi capita di guardare una puntata, io non conosco Stefano De Martino, lo guardo con una tenerezza incredibile. Perché so quant'è difficile e quant'è bello quando quel programma lo cominci a sentire tuo. Tifo come un matto. Tutto quello è nel mio cuore. Un paio di volte che l'ho visto, non ti dico che mi sò commosso, ma ho rivisto me a quarant'anni. Mi rivedo nel suo entusiasmo, quando si prende un concorrente sulla schiena, quando corre per lo studio. Stefano va come un treno, è fortissimo.

E riguardo Amadeus? 

Ad Affari Tuoi c'è il mio tifo perché lo guardo con gli occhi dell'amore, per Amadeus non c'è bisogno che lo dica: gli auguro di stare tranquillo, centrato com'è lui, e di fare sempre meglio. Sono sfide, scelte. Ha preferito fare altro e allora? Che facciamo, il tiro al bersaglio? No, proprio no. Amadeus è un fuoriclasse. Ha fatto delle cose pazzesche e andrei calmo con i giudizi. Possibile che non c'è memoria in questo paese? Passi dal 200% di Sanremo e per un inizio un po' così, che succede? Via? Addio? Mamma mia. Ok, cambiare il telefonino ogni due mesi che c'è il modello nuovo, ma con le persone non funziona così. In bocca al lupo pure a lui, quindi.

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