È il Grande Fratello dei buoni sentimenti, eppure al momento nessuno sembra essere disposto a salvarlo. Ascolti alla mano, il forte calo della seconda puntata rispetto alla prima spingerebbe a tirare le somme, ma è davvero troppo precoce ridurlo a una mera questione di auditel. Possiamo farlo rispetto al percepito, che sembra essere tutt'altro che positivo, per più di una ragione. Le perplessità sollevate dalla rivoluzione anti-trash di Pier Silvio Berlusconi erano legittime e si stanno rivelando granitiche in questa fase. Non convince questo improvviso abbassamento di toni, il perbenismo a uso continuo, il terrore negli occhi dei concorrenti a ogni iniziativa o parola fuori posto.
Più che coinquilini, cyborg programmati per ripulire ogni angolo della Casa e la reputazione di un format vandalizzato negli ultimi anni di edizione vip. Da qui, la decisione di puntare su una parola chiave precisa: normalità. Tutti normali, con vite normali e aspettative normali, talmente strattonati nei contorni delle loro storie da apparire maldestri. Si ragiona per categorie professionali nel comporre la ricetta perfetta capace di risarcire il palato del pubblico dall'acidità lasciata da pseudo vip e influencer accecati dai codici sconto. E allora spazio al macellaio, il calzolaio, il bidello, l'operaia turnista, il pacchetto laureati con lode e gli sportivi. Persino Valentina è entrata ieri sera con il passo da "diva umile", spiegando che l'essere chiamata Lady Fagiana deriva dalla risposta alla domanda "ma chi ti credi di essere? Un fagiano perché rappresenta la normalità". Non se ne esce.
Paolo che di mestiere fa il macellaio, nell'ordine: non ha i social, non guarda la tv, non segue le dinamiche dello spettacolo e non ha mai visto il Grande Fratello. Però poi è talmente ‘psichedelico' da aver messo su un piano machiavellico per le nomination da far impallidire i più accaniti giocatori dai tempi del pizzaiolo Salvo Veneziano. Essenza pura del fallimento di questa realtà forzatamente devota al candore è Giselda Torresan, (ex) operaia che vive in montagna e non ha mai preso un treno o visto un film al cinema, a parte Heidi ovviamente. Ecco, la ragazza trevigiana fortemente smarrita da questa vita in città sotto le telecamere sembra più Federica Cacciola scissa nel suo alter ego Martina Dell'Ombra, impossibile capire dove finisce la finzione e inizia la realtà. Forse il suo posto potrebbe non essere quel divano, bensì il cinema.
E a tal proposito, quali le loro prospettive future? Amore, realizzazione personale, ripagare i genitori per i sacrifici fatti, qualsiasi cosa che non sfiori fama, popolarità, serate in discoteca e l'agognato doping alle pagine social. Un cast di concorrenti che ha sviluppato da subito "grande chimica e complicità", in questo costante volemose bene che vorrebbe strizzare l'occhio al passato delle prime edizioni. Edizioni che però non furono di certo senza macchia, che funzionarono perché avevano un requisito non replicabile, ovvero l'inconsapevolezza del fenomeno reality. Chi entrava sapeva sommi capi cosa avrebbe trovato dentro la casa, ma era completamente privo di coordinate esterne, predisponendosi ad una spontaneità senza navigatore.
Il concetto di normalità non li sfiorava nemmeno, non c'era proprio motivo di doverla definire. Cosa che oggi porta a vedere uno scalino in questa rincorsa alla vicinanza con il pubblico, che invece sembra voler mantenere distanza dalla tv ed essere poco intenzionato a voler salvare il Grande Fratello dal suo destino. Succede quando l'accanimento terapeutico diventa un tiro alla fune invece di trasformarsi in una pausa di riflessione dovuta.