Danza con me e il successo della Tv delle feste che si guarda con il volume abbassato
In una Rai che punta sempre più sulle serate evento, la cosa che meglio distingue la Tv dagli altri mezzi, Roberto Bolle si conferma per il quinto anno consecutivo un riferimento del pubblico nel primo giorno di gennaio. Il suo Danza con me, show di intrattenimento ma dall'intento fortemente divulgativo, ancora una volta conferma i numeri dell'anno precedente, senza vedere dispersa l'attenzione del pubblico.
Gli ascolti di Danza con me e il numero di Lundini
Il programma è stato visto da 3.579.000 spettatori pari al 18.2%, numeri alti, superiori in termini di share a quelli dello scorso anno (che invece erano in calo rispetto al 2020), che entrano in connessione con uno dei numeri della serata, dando ragione in un certo senso alla canzone con cui Valerio Lundini ha chiuso ironicamente il programma. "Lo sai che nei giorni di festa tutti tengono accesa una Tv, però lo sai che nei giorni di festa il volume lo tengono giù", è l'attacco del pezzo che deride, e quindi racconta, i programmi Tv tipici delle vacanze natalizie, descrivendoli come quelli in cui si può dire tutto, perché in fondo nessuno ascolta, essendo la Tv un semplice sottofondo.
I casi di Roberto Bolle e Alberto Angela
Che il carattere dello show di Bolle sia anche questo, vista la collocazione, è indiscutibile. Tale aspetto rientra tra gli elementi costitutivi di un evento televisivo, ma non va frainteso come un semplice vantaggio. È anzi motivo di maggiore apprezzamento che Rai1 si sforzi da diversi anni nel dare spazio a tematiche di fruizione non immediata, come possono essere la danza raccontata da Roberto Bolle, o la cultura e la conoscenza affidate ad Alberto Angela, reduce dal successo di Stanotte a Napoli e il ritorno di Meraviglie.
Se questa Tv vacanziera può apparire facilitata proprio per la presunta disattenzione del pubblico, vale ancora di più l'impegno di un'emittente che proprio nei momenti di dichiarato svago, dal minimo sforzo e la massima resa, vada alla ricerca di contenuti più complessi e strutturati, quindi impegnativi, che richiedono competenza. Con il rischio, calcolato, di essere visti da chi in realtà non sta minimamente ascoltando.