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Da Selvaggia Lucarelli a Francesca Fagnani, Teo Mammucari sa stare in Tv solo se è lui a decidere

L’intervista interrotta a Belve è la sintesi di Teo Mammucari, un personaggio Tv che può esistere solo se è mattatore, solo se è lui a dare le carte. La sua carriera dimostra che non ha altro format all’infuori di sé.
A cura di Andrea Parrella
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Teo Mammucari è andato in tilt o ha mandato in tilt Belve? Ha subito o dominato il programma televisivo dal quale è uscito in protesta, mandando a quel paese la conduttrice dopo essersi irritato per le due domande? Il dibattito dopo l'intervista interrotta è tutto qui, nel chiedersi se il comico avesse pensato a tutto o sia stato vittima degli eventi, di un'indole che gli ha impedito di mantenere la calma quando Fagnani gli ha fatto saltare i nervi. Di certo c'è il risultato di ascolti di Belve, che fa sorridere il programma e anche Mammucari, forse. Dopo giorni di cottura lenta, con le anticipazioni della registrazione fallita arrivata a metà della settimana scorsa, la puntata del 10 dicembre fa un salto netto rispetto alla settimana precedente, superando il 10% di share e registrando il dato stagionale più alto.

Mammucari esiste solo se fa il mattatore

Oltre i numeri, la domanda su Mammucari resta e la risposta risiede nella sua indomabilità, l'unica cifra attraverso cui sia in grado di esprimersi. L'etichetta di mattatore per lui, più che una veste naturale è una sorta di imperativo categorico. Se non ha il pallino del gioco sta male, mostra disagio evidente, è incapace di adeguarsi a una circostanza in cui non sia lui a distribuire le carte. Basti pensare, d'altronde, ai momenti televisivi nei quali Mammucari si è distinto negli anni per capirlo, dalle interviste con la supercazzola che faceva a Le Iene al suo momento di massima popolarità con Libero, in cui accendeva e spegneva a suo piacimento le persone, gli interlocutori, il pubblico in studio. Il suo modo di stare in scena è efficace solo se prevaricante. Se il contesto gli è favorevole la cosa fa ridere, in caso contrario diventa un principio di disastro, in cui le cose possono andare solo male, vale per il confronto con Selvaggia Lucarelli come per quello con Francesca Fagnani.

Lo scontro con Lucarelli a Ballando con le Stelle

A Ballando con le Stelle è stato una scheggia impazzita, riottoso rispetto ai meccanismi del format, considerava il momento dei voti alle sue performance di ballo come lo spazio di uno sketch nel quale fosse autorizzato ad andare a ruota libera. Impediva le normali dinamiche del programma, tant'è che era stata proprio Lucarelli a sottolinearlo più volte, rimarcando il fatto che lui impedisse agli altri di parlare. Poi lì subentrava il generale Milly Carlucci, talento vero nel lasciare che il fuoco si accenda e decidere, poi, quando si debba spegnere.

Stessa cosa è successa con Fagnani a Belve, dove Mammucari è parso indispettito sin dal primo momento, quasi si trattasse di un atteggiamento precostituito, al punto che qualcuno pensa se la sia preparata prima. Ma questo conta poco e mai lo sapremo, mentre è importante sottolineare come anche in questo caso Mammucari abbia mostrato la sua totale indisponibilità ad accettare le regole di qualcun altro, pur essendo regole note, visto che Belve è ormai uno dei programmi più conosciuti in Italia. Rifiuta il Lei datogli dalla conduttrice, si oppone ai più basilari principi della trasmissione, contesta la domanda stessa, presupposto di un'intervista. Lo fa con abnegazione fino al punto da mettere la conduttrice in condizione di invitarlo ad uscire se si sente a disagio, non prima di aver raggiunto i quasi venti minuti di conversazione utili a una messa in onda. La verità che emerge da questo momento di televisione, meme prima ancora di andare in onda che quindi resterà come riferimento nei prossimi anni e, probabilmente, come sottotesto di molte interviste future di Belve, è che Teo Mammucari non ha altro format all'infuori di sé.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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