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Corrado Formigli: “Meloni rifiuta di venire a Piazzapulita, i politici su Tik Tok per evitare la tv”

Intervista al conduttore di Piazzapulita, dall’8 settembre su La7. Per Formigli “Meloni è sottostimata e vincerà”, ma la sfida: “Venga in trasmissione per un confronto”. Sui politici e Tik Tok: “Sono balconi digitali, non possono sostituire l’informazione”.
A cura di Andrea Parrella
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Tornerà giovedì 8 settembre Piazzapulita, il talk show politico di Corrado Formigli che anticipa il suo rientro per seguire le ultime settimane che ci dividono dal voto del prossimo 25 settembre. Dal caso dell'inchiesta Lobby Nera alla vicenda Alessandro Orsini Piazzapulita è stato costantemente al centro del dibattito nei mesi scorsi e, con le elezioni alle porte e la conferma eventuale di quanto i sondaggi preconizzano, il talk di La7 si avvia verso una stagione importante durante la quale potrebbe confermare, e capitalizzare, il posizionamento del programma di questi ultimi anni. Ne abbiamo parlato proprio con Corrado Formigli, a poche ore dalla diretta.

A luglio avrebbe immaginato questa tornata elettorale anticipata?

Non me l'aspettavo, non credevo che l'incoscienza dei partiti arrivasse a questo punto e mi sfugge completamente la necessità di andare a votare in piena estate, con elettori poco preparati, movimenti e partiti che non hanno nemmeno potuto raccogliere le firme.

In che stato è la politica italiana?

È un panorama dissestato e mi pare che anche le persone siano seccate. In questo momento sarebbero servite bocce ferme e ragionamento su ciò che accade nel mondo. Penso anche che con il Quirinale si potesse arrivare a una scelta di voto post natalizia. Trovo tutto insensato e da cittadino sono arrabbiato.

La percezione è di un dibattito stagnante, l'incapacità dei leader di intercettare temi che vadano oltre il corto respiro elettorale. 

Credo anche ci sia un'enorme impreparazione di fondo. I nostri politici, continuano a rimasticare le stesse frasi. Io vedo un vuoto di programmi sconvolgente e un grande alibi: quello delle bollette per l'energia.

In che senso?

Il fatto che ci sia questo problema mi pare serva l'assist alle forze politiche per parlare ossessivamente tutti della stessa cosa. Così si evita di spostare l'attenzione su altre questioni essenziali.

Vuol dire che il caro bollette non sarà tra i temi di queste puntate di Piazzapulita pre elettorali?

Lo tratteremo di certo, parleremo di energia, gas e sanzioni. Una nazione, però, non vive solo di questo. Io mi domando quale sia il modello sociale e politico che questa destra destinata a vincere le elezioni intende portare in Italia. È quello di Orban e di Putin? Ci sono i temi del lavoro, dei diritti civili che tanto stanno a cuore ai tanti giovani completamente ignorati da questa campagna elettorale. Ecco perché il gas è un alibi, anche perché a un certo punto ne usciremo, in qualche modo. E allora che paese troveremo?

A proposito di destra che vince, quanto reputa probabile una affermazione schiacciante?

Io sono convinto che Meloni sia sottostimata nei sondaggi e penso raccoglierà molto più di quanto i sondaggi ci dicono.

Il ragionamento "prima donna premier" è un forte acceleratore per l'ascesa politica di Meloni, oppure crede che non conti?

Risponderò come risponderebbe Giorgia Meloni – e in questo ha pienamente ragione, secondo me – ovvero che a me non interessa se sia donna o uomo, mi interessa sapere che idea abbia il premier e in che modo intenda guidare il paese. Certo, fa piacere se una cosa del genere accade, ma trovo anche stucchevole ricalcare questa argomentazione. Chi è Meloni? Cosa propone e cosa è capace di fare?

E pure la sensazione è che quello della donna, pur essendo un tema semplicistico, possa risolvere l'indecisione di parte dell'elettorato.

Sì, certo, il fatto di essere donna dà certamente a lei un appeal maggiore sull'elettorato indeciso, incertezza dettata dalla ricerca di un'ispirazione, di una novità. Per questo una donna – e non solo una donna – potrebbe scegliere una donna come Meloni, cosa che d'altronde considero un elemento in più che rafforzerà la sua vittoria.

Molti esponenti in questi giorni cercano piattaforme social per intercettare un elettorato più giovane. È una campagna elettorale in fuga dalla Tv?

Secondo me la televisione è ancora il mezzo che ha più capacità di incidere sull'opinione pubblica, altrimenti non si spiegherebbe la foga con cui i politici provino ad andarci e controllare la Tv stessa. Questa idea che i social possano sostituire l'informazione televisiva mi pare, volendo, autoritaria. Il politico che dal suo balcone digitale parla al popolo non si espone al confronto, nessuno ha la possibilità di fare una domanda, metterlo in discussione. Che questa forma sostituisca quella dell'intermediazione giornalistica, lo trovo molto pericoloso.

Nonostante ciò da giorni si parla di Tik Tok, Berlusconi e Renzi. 

Io penso che questa comunicazione veloce e rapida stia portando a una incredibile caducità dei leader, che una volta duravano nel tempo, avevano un seguito, anche per essere passati dal vaglio delle inchieste, domande, duelli. Oggi i grandi innamoramenti per i politici durano pochissimo: pensare a Renzi, Cinque Stelle, Salvini. Precipiti con la stessa velocità con la quale sei salito.

La presenza dei politici nei talk show è indispensabile?

Non indispensabile, ma conta. Un programma può svolgere la propria funzione di orientare l'opinione pubblica senza ospitare leader politici. Spesso la loro presenza è davvero acqua fresca, c'è un senso di ripetitività molto noioso. Quando li vedo in Tv raramente mi fermo ad ascoltarli, ho la sensazione che dicano sempre le stesse cose e questa cosa mi preoccupa, perché naturalmente anche io li ospiterò. La mia preoccupazione è avere un politico e fare tutte le domande fondamentali per dare elementi di scelta, ma non sono affatto convinto che questo sia poi decisivo. Lo sarebbe se forse si sottoponessero a confronti tra loro.

A proposito di confronti politici in Tv, pare ci si avvii verso l'ennesima campagna con duelli invocati e mai compiuti. C'è sempre una motivazione per evitarli.

Il gioco è sempre quello, tutti si dicono favorevoli, ma poi quando vai a organizzarli c'è sempre qualcuno che si tira indietro, non volendone qualcuno degli altri. Oggi avrebbe senso un confronto Meloni-Letta-Calenda e quest'ultimo mi pare l'unico a non aver posto veti, anche per ovvie ragioni di consenso. Ma la verità è che non si confrontano le percentuali di voto, bensì le idee, che sono attualmente fragili. C'è un deserto e i candidati, di conseguenza, hanno paura a misurarsi con l'idea di esporle.

Diversi i momenti di scontro tra lei e Meloni, il più recente a luglio. La guerra personalistica tra un giornalista e un esponente politico non è rischiosa?

Io sono un giornalista e un'opinionista, una persona che contribuisce a formare opinioni e che non ha mai rinunciato nella sua carriera di conduttore ad esprimere il proprio punto di vista e rendere chiara la linea del programma, che si apre con uno spazio editoriale, appunto.

C'è chi le contesta di non essere neutrale.

I fatti restano sempre separati dalle opinioni e posso dire di aver ribadito più volte che il modello di società immaginato da Giorgia Meloni è molto lontano dal mio, non mi piace. Ritengo molte delle sue idee pericolose, colpevoli di fomentare paura e odio per il diverso. Questo è un tema, ma quando io racconto Meloni e la politica mi ancoro a dei fatti incontestabili, l'idea che siamo semplicemente arbitri neutri senza faccia è per me inaccettabile.

Meloni e gli esponenti di Fratelli d'Italia hanno accettato i suoi inviti?

Voglio dirlo chiaramente: la stagione di Piazzapulita parte con la già dichiarata mancanza di volontà di Fratelli d'Italia di mandare qualsiasi esponente in trasmissione. Ho invitato Guido Crosetto per la prima puntata, si è consultato con Meloni e ha detto di no. E Crosetto non è nemmeno un candidato. La storia è sempre questa, prima non vengono se li inviti, poi ne parli e dicono che hai fatto il processo. Non vale solo per loro, Nicola Zingaretti da segretario Pd non è venuto per due anni in trasmissione. Lo vedo un segno di debolezza, Berlusconi da Santoro ci andò e forse ci vinse le elezioni. Perché Meloni non viene da noi? Di cosa ha paura?

L'ipotesi di cinque anni da antagonisti del governo favorisce un programma come il suo?

Credo che Meloni governerà e, nel caso, saremo pronti ad essere critici ma anche a parlare di ciò che di buono eventualmente farà. Certamente con lei al governo per Piazzapulita si apre un periodo interessante, ma a me non importa chi vincerà, provo semplicemente a dare informazioni a chi andrà a votare.

Dopo l'inchiesta Lobby Nera, Fratelli d'Italia sembrava un partito destinato a perire, oggi si candida a principale forza di governo. Il fascismo e i suoi rigurgiti non hanno presa elettorale?

Evidentemente per gli elettori di Fratelli d'Italia il tema delle radici fasciste o meno non è determinante. Abbiamo mostrato i fatti, esponenti che facevano i saluti fascisti e dicevano frasi inaccettabili. Se gli elettori hanno deciso di votarli ugualmente va benissimo ed è democrazia. L'importante era fornire elementi.

Con Meloni alla guida di un'eventuale governo teme una deriva autoritaria?

Sarei cretino a pensare tornino i Balilla, non credo affatto che Giorgia Meloni sia fascista, ma credo ci siano parecchi fascisti nel suo partito, a tutti i livelli. Vorrei togliesse la fiamma dal simbolo e mi piacerebbe sentirle dire che i voti dei fascisti non li gradisce. Sarebbe un passo avanti per accreditarsi come forza di destra, più moderna. Quello che abbiamo a est è un qualcosa che al fascismo somiglia, è Orban a definire la sua una democrazia illiberale, Putin ha detto che le democrazie liberali sono morte. Giorgia Meloni considera Orban un suo modello politico: vogliamo chiamarlo autoritarismo e non fascismo? Io penso semplicemente che sui suoi rapporti con Orban, Giorgia Meloni dovrebbe dire qualcosa.

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