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Concita De Gregorio a Belve: “Radical chic? Vivo in una casa a Roma sud, al piano terra”

Concita De Gregorio è ospite di Francesca Fagnani a Belve nella puntata di martedì 14 marzo. La giornalista e conduttrice rivela per la prima volta la lotta contro il cancro affrontata silenziosamente nell’ultimo anno.
A cura di Stefania Rocco
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Concita De Gregorio è stata ospite di francesca Fagnani nella puntata di Belve in onda martedì 14 marzo. Per la prima volta, la giornalista e conduttrice ha raccontato la battaglia combattuta silenziosamente contro il cancro nel corso dell'ultimo anno. Una lotta resa pubblica solo oggi che le cure sono terminate. Spazio alla carriera, ai successi raggiunti, alle cadute e alle liti che hanno costellato il suo percorso.

"Radical chic? Vivo a Roma sud, al piano terra"

De Gregoria risponde senza scomporsi alle critiche, non sempre velate, di chi l'ha definita negli anni una "radical chic": "Mi definiscono ‘radical chic' quando la testa va in blocco. Non sanno cosa dire e quindi puntano su quello. In realtà, non vivo né a Roma nord, né a Roma centro. Vivo a Roma sud, al piano terra, in una casa normale". "Sono radicale", ammette, "i compromessi, la diplomazia, la seduzione per piacere agli altri, sono cose che non so fare. Sono testarda e ostinata. Chic è un modo di stare nello spazio. Un po' rosicano. C'è un sacco di gente che vorrebbe essere elegante e non gli viene".

Il matrimonio con Alessandro Cecioni

Sorprendente la parte in cui De Gregorio parla del matrimonio con Alessandro Cecioni, al quale è legata da 30 anni. "Esistono i matrimoni felici? È un matrimonio longevo, in buona parte felice", racconta la giornalista, "Il tradimento per me non esiste. Sarei per la libertà assoluta. Se tutti fossero consapevoli che non esiste possesso dell'altro, la vita sarebbe più semplice. Noi siamo una coppia solidale. Stiamo insieme da 30 anni. In 30 anni le cose cambiano e tante cose succedono. Non posso governare il bisogno, il pensiero, il desiderio dell'altro. Se in quel momento c'è qualcos'altro che lo suscita, come posso pretendere che le cose siano diverse? In qualche momento ha rappresentato un problema la perdita di intimità…ma queste sono cose molto personali". Rivela però di avere scoperto solo molto tardi dell'interesse di Rocco Siffredi nei suoi confronti: "Rocco Siffredi mi piace molto. Se lo avessi saputo tanti anni fa, la vita sarebbe andata diversamente".

Concita De Gregorio: "Ho rimandato indietro i regali di Berlusconi"

Ferma sulla sua posizione, la giornalista racconta i regali ricevuti nel corso della sua carriera, sistematicamente rispediti al mittente: "Berlusconi è seduttivo, faceva dei gran regali che dovevi sempre rimandare indietro. Non ho mai aperto i regali, li ho rimandati indietro. Se fai la giornalista politica e lui è il Presidente del consiglio, non si può fare, è sbagliato. Non li ho nemmeno mai aperti, non so che regali fossero. Una volta un ministro del suo governo mi ha regalato della lingerie color salmone che ho aperto. Ho pensato che fosse un errore e ho telefonato. Mi hanno detto che quello era il regalo scelto dal ministro per tutte le giornaliste. Chi era il ministro? è morto".

La lotta contro il cancro: "Porto una parrucca"

"Ho avuto un anno impegnativo", ha raccontato per la prima volta la giornalista, "ho avuto un cancro, mi sono operata ad agosto. Ho avuto la fortuna di trovare una sanità pubblica straordinaria. Al policlinico Gemelli c'è un centro per le terapie integrate meraviglioso. Ora faccio terapia tutti i giorni, ci vado ogni giorno e vedo una moltitudine di persone. Ne parlo al passato, perché ho tolto tutto quello che dovevo togliere ma è un ospite che si installa in casa e lascia la valigia quindi non si può mai parlare completamente al passato. Diciamo però che siamo sulla buona strada. Questo tipo di tumore colpisce una donna su 4. Quando mi trovo in un posto in cui ci sono più di 4 persone penso sempre che c'è qualcuno che non lo dice, lo nasconde. Perché magari si ha vergogna di essere malati. Ma la malattia è una cosa che capita, non ci sono colpe. Ma non è neanche tutta la vita". Ha motivato così la scelta di parlarne solo oggi: "Ne ho parlato un po' con le persone che mi sono vicine ma meno in pubblico. Volevo evitare che tutti si rivolgessero a me con aria dolente, chiedendomi ‘come stai?', perché quello è solo un pezzo della tua vita, non è tutta la tua vita. Il momento più brutto è stato capire come dirlo al più piccolo dei miei figli, che vive in Australia. Io volevo farlo di persona, ma a quel tempo facevo una terapia molto fitta. Ho convinto i medici che mi avrebbe fatto meglio vedere mio figlio che fare la terapia senza vederlo". "Sono stata sul punto di chiamare il direttore, perché io avrei preferito avere i miei capelli, ma adesso porto una parrucca", racconta ancora in risposta a chi, in un recente articolo, aveva scritto del suo taglio di capelli "alla Giorgia Meloni". "Ho una confidenza assoluta con la morte", racconta ancora, "morire non è un'eventualità che mi dispiace, a volte l'ho coltivata. Ci sono stati momenti della vita in cui ho pensato che bastava così. Il problema sono i figli".

Il periodo da direttrice de L'Unità: "Ho pagato 2 milioni di euro"

De Gregorio, oggi direttrice di The Hollywood Reporter Roma, ricorda il periodo da direttore responsabile dell'Unità, una nomina accolta all'epoca da qualche polemica politica: "Che un direttore venga nominato dall'editore nuovo è normale. Succede in tutti i giornali. Quell'intervista di Veltroni (che si augurava che fosse una donna a ricoprire il ruolo, ndr) fu letta come un'indicazione precisa nei miei confronti. I tre anni all'Unità furono bellissimi. Non ero organica al partito, non ho mai avuto tessera di nessun partito. Il Pd qualche volta l'ho votato e qualche volta no. In quel mondo maschilista e conservatore, una donna giovane direttrice di giornale era vista con sospetto. Penso di essere stata una brava direttrice. Lasciammo il giornale in salute". Quel periodo ha però segnato un duro colpo per le finanze personali della giornalista, costretta a pagare una somma ingente in seguito alle cause per diffamazione intentate contro i giornalisti dei quali era direttore responsabile:

Ho pagato moltissimo, sto ancora finendo. Ho sborsato di tasca mia, con il mio lavoro, in questi 10 anni, più di 2 milioni di euro".

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