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“Colpa delle madri se i figli sono disturbati”: la frase della leghista Matone sul femminicidio di Giulia Cecchettin

L’ex magistrata Simonetta Matone, ospite nella puntata di Domenica In, parlando del femminicidio di Giulia Cecchettin in studio, ha portato delle argomentazioni a dir poco fuorvianti: “Non ho mai incontrato dei soggetti gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali”.
A cura di Ilaria Costabile
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La puntata di Domenica In del 19 novembre si apre con un approfondimento sul terribile femminicidio di Giulia Cecchettin, il cui corpo è stato trovato nella giornata di ieri, dopo una settimana di incessanti ricerche. L'ex fidanzato, Filippo Turetta, è stato arrestato in Germania meno di 24 ore dopo il ritrovamento del corpo della 22enne. Per parlare del caso, in studio da Mara Venier sono intervenute la criminologa Roberta Bruzzone, l'ex magistrata e deputata della Lega Simonetta Matone, Rita Dalla Chiesa e l'autrice di Amore Criminale, Matilde D'Errico. Nell'analizzare la terribile vicenda, una frase della ex pm, è stata a dir poco contestata.

La frase di Simonetta Matone

Il 105esimo femminicidio dall'inizio dell'anno, un numero enorme, inaccettabile, che mette in luce un problema che non è più possibile arginare se non con dei provvedimenti legislativi seri e mirati. La violenza di genere continua a perpetrarsi e mietere vittime, ed è proprio di questo concetto che Simonetta Matone, deputata della Lega, nonché ex magistrata, si è voluta far portavoce, ma trasmettendo un messaggio completamente fuorviante in diretta su Rai1. La pm, infatti, ha sottolineato come nella sua carriera, occupandosi di casi del genere, si fosse imbattuta in uomini che avevano avuto dei modelli familiari, inculcati da madri incapaci di reagire:

Nella mia carriera, purtroppo, ne ho viste di situazioni simili, e sono uomini italici, figli di donne tipicamente italiche. Sono atteggiamenti che tendono a perpetrarsi. Cosa voglio dire. Sono archetipi che si perpetrano attraverso l'educazione, l'esempio, il perdonargliele tutte, il pensare che questa ossessione sia amore. Io non voglio crocifiggere questa povera donna che sarà distrutta, però il problema è quello. io non ho mai incontrato dei soggetti gravemente maltrattati, gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali. Non ne avevano. Vuol dire prendere le botte dal padre e non reagire, fare vivere il figlio in un clima di terrore e violenza e fargli credere che tutto questo è normale, non ribellarsi mai, subire ricatti di tutti i generi e imporre questo modello familiare al proprio figlio che lo perpetrerà. Perché i maltrattamenti familiari sono una catena di Sant'Antonio.

Un'affermazione che rientra nel cosiddetto victim blaming, ovvero quel fenomeno in cui è la vittima ad essere nuovamente colpevolizzata per quanto le è accaduto. Nel caso specifico, quindi, donne e madri, vittime di violenze, secondo quanto dichiarato da Matone, avrebbero coadiuvato un modello controllante e disturbato nei loro figli maschi. Frasi che, quindi, deresponsabilizzano l'uomo, violento, ossessivo e opprimente, e con le quali si associano comportamenti di questo genere come frutto di un retaggio culturale sbagliato.

L'affermazione sulla sorella di Giulia Cecchettin

Nel corso della puntata, inoltre, si è assistito anche ad un altro momento che ha sollevato non poche polemiche. Parlando della sorella di Giulia Cecchettin, infatti, è stato detto: "La sorella è rimasta l'unica donna di casa a dover accudire il padre e il fratellino". Lasciando intendere che, in quanto donna, sia suo compito accudire e occuparsi della gestione familiare, depotenziando così la narrazione di violenza di genere.

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