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C’è Posta per Te compie 25 anni, è il programma che ha reso De Filippi semplicemente “Maria”

A gennaio del 2000 andava in onda la prima puntata di C’è Posta per Te. Per molti è il programma dei sentimenti e delle lacrime, ma il suo successo invariato risiede in una sola ricetta specifica: la religione di Maria, che ha sempre ragione.
A cura di Andrea Parrella
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Erano i primi giorni di gennaio del 2000, lo spot di un nuovo programma Tv si aggirava tra i palinsesti delle reti Mediaset. Decine di postini in bicicletta giravano per le strade di Roma, diretti verso una panchina, dove sedeva una giovane Maria De Filippi con un'acconciatura in stile Meg Ryan in un noto film che in italiano aveva lo stesso titolo poi dato al programma: C'è posta per te. Il calcolo è semplice, da allora sono trascorsi 25 anni e la trasmissione resta il titolo di punta della stagione di Canale 5.

Al tempo Maria De Filippi non era ancora il volto di punta femminile Mediaset e in pochi avrebbero immaginato che proprio quella trasmissione l'avrebbe resa tale, deformando la percezione del postino stesso in Italia e coniando frasi, modi di dire che sono entrati nella lingua di tutti i giorni. Con l'avvento dell'era della posta elettronica nessuno avrebbe scommesso sul fatto che aprire o chiudere una busta da lettere sarebbero state azioni così popolari in Italia.

C'è Posta per Te non inventava nulla, in fondo. A inizio anni Duemila il genere del people show trovava in Italia i prototipi di riferimento in programmi popolarissimi come Carramba e Stranamore. De Filippi, con scaltrezza, crea in un certo senso una crasi dei due format, unendone le principali caratteristiche e trovando in questo show il luogo in cui esprimersi a pieno.

Se Uomini e Donne e Amici sono i laboratori dell'universo defilippiano, allevamenti in cui si seleziona e accudisce il bestiario poi destinato a popolare l'universo televisivo della conduttrice, è proprio a C'è Posta per Te che Maria De Filippi raggiunge la sua massima capacità espressiva, ma soprattutto la sua forza di relazione. Maria che sana i conflitti, Maria che fa ragionare anche i più refrattari al ragionamento, Maria che alfabetizza il pubblico a nuove sensibilità, che regala una gioia a chi ha provato un dolore grande, che inchioda le persone ai propri errori, come si trattasse di un essere giudicante e, per certi versi, incontestabile. De Filippi nel programma non è espressione di una parte, ma della verità, sempre suffragata da un applauso. È C'è posta per te il luogo televisivo in cui si cementa il rapporto tra lei e il pubblico, il campo dove si compie quel salto di specie per cui il cognome "De Filippi" diventa inessenziale, basta chiamarla "Maria".

Nello studio tagliato in due da quella grande busta da lettere meccanica, De Filippi può quel che vuole e riscrive le leggi della grammatica televisiva. È degli ultimi anni la trovata di abbandonare lo studio per diversi minuti allo scopo di convincere una persona che non intendeva aprire la busta, lasciando il pubblico, in studio e da casa, a digerire un lunghissimo silenzio che per qualsiasi altro programma sarebbe stato risolto in un taglio. In quella situazione, invece, l'attesa per l'opera di convincimento di Maria si fa contenuto, un vero e proprio caso poi ripetutosi diverse volte. La dimostrazione della forza della conduttrice non solo in sua presenza, ma anche e soprattutto in assenza.

Non solo sentimentalismi, dosi fisse di commozione per singola puntata come un balsamo, all'inizio e alla fine, questo programma ha mostrato anche come cambiano gli italiani, o forse come il programma li ha costretti a cambiare. De Filippi entra a gamba tesa nelle storie raccontate, le modifica, costringe il corso naturale delle vicende. Il figlio omosessuale finalmente accettato dalla famiglia meridionale, il padre che ha abbandonato la famiglia e torna dai figli per chiedere di essere nuovamente accolto, il tradimento perdonato, sono solo alcuni degli schemi narrativi delle storie che, al netto di piccoli variazioni, si ripetono con pochi elementi di novità, sensibilità diverse, inducendo lo spettatore a stare nella propria zona di comfort e, al contempo, ampliare le proprie vedute.

È difficile trovare programmi televisivi che abbiano influito in modo così perentorio e costante sul pubblico. Anche il Maurizio Costanzo Show, emblema di contenitore televisivo longevo per eccellenza, pure andando in onda per 42 edizioni ha vissuto fasi altalenanti. La cosa non pare avere interessato minimamente il people show di De Filippi, modellato nel corso di questi 25 anni per evitare la ripetizione di se stesso, pur ripetendosi ininterrottamente all'insegna di un solo mantra: ha ragione Maria.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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