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Caso Bruno Vespa, la reazione delle opposizioni in Vigilanza Rai: “È diventato il portavoce di Giorgia Meloni”

Non mancano le reazioni politiche allo sfogo di Bruno Vespa. Parlano PD, AVS e M5S: “Propaganda di regime”. Dopo la nota di Usigrai, arriva anche quella di Unirai: “Vespa esprime liberamente il suo pensiero in sintonia con buona parte del pubblico Rai”.
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Dopo il duro sfogo di Bruno Vespa a CinqueMinuti, a difesa di come il Governo ha operato sul caso Almasri, non mancano le reazioni politiche. Dopo l'attacco del sindacato Usigrai che ha parlato apertamente di "propaganda che sa di regime" arrivano anche le reazioni delle opposizioni. Il Pd, attraverso Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd, scrive: "È diventato il portavoce ufficiale di Palazzo Chigi". Dure le reazioni anche di AVS (nella puntata di ieri sera, Vespa ha sbottato alla presenza dell'On. Angelo Bonelli) che parla di "altro tassello della deriva del servizio pubblico". Il M5s: "Superato ogni limite". Ma arriva anche la replica di Unirai, secondo sindacato interno al servizio pubblico: "Vespa esprime liberamente il suo pensiero in sintonia con buona parte del pubblico Rai". 

Le reazioni di PD, M5s e AVS

Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd, ha scritto in una nota: "Si fanno cose sporchissime per la sicurezza nazionale." Altro che terza Camera, è diventato il portavoce ufficiale di Palazzo Chigi". Più lunga la nota degli esponenti M5S in commissione di vigilanza Rai:

Ieri sera, nel suo programma su Rai1, Bruno VESPA ha superato ogni limite. In questi anni la Rai ci ha abituato a giornalisti di sinistra che appassionatamente hanno sempre difeso la loro parte politica. E quindi nulla di strano se la stessa cosa la fanno giornalisti di destra ora che strizzano l'occhio al potere, che dosano le domande per non disturbare troppo il manovratore. Il tema non è che prima c'erano quelli di sinistra a proteggere i governi di sinistra e ora che VESPA fa più o meno lo stesso con un governo di destra dobbiamo urlare allo scandalo. Il punto è che per noi quel modo di gestire il Servizio pubblico era sbagliato ieri come lo è oggi. Ma nel caso di VESPA c'è di più, perché conduce uno spazio dopo il Tg1 dove sono necessari massima prudenza ed equilibrio. Esattamente quello che ieri sera è mancato, visto che VESPA è stato il megafono più acceso del governo Meloni.

E ancora: "Con uno zelo che neanche i ministri in carica riescono più a mostrare senza imbarazzo, Vespa ha guardato dritto in camera, puntato gli indici come un tribuno e sentenziato che i Paesi trattano anche con i torturatori. Questa non è informazione. È giustificazione. È propaganda. È un conduttore che, dal suo scranno di arbitro, difende l'indifendibile e normalizza l'inaccettabile. Un giornalista – pardon: un artista della Rai -, pagato con i soldi dei cittadini, non può mettersi a fare il difensore d'ufficio di un governo, tanto più in uno spazio seguitissimo come quello che segue il Tg1". La nota si conclude con la richiesta di un parere ai vertici Rai in commissione di Vigilanza e con una stoccata: "Si candidi con Fratelli d'Italia. Almeno avremo finalmente chiarezza".

Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di palazzo Madama, componente della Vigilanza Rai: "Ormai siamo al regime, conduttori megafono del governo e trasmissioni tarate a difesa di Giorgia Meloni. Fino ad arrivare a sdoganare l'idea che si possono fare cose ‘sporchissime' per la sicurezza nazionale, come liberare e riportare a casa un pericolosissimo trafficante e torturatore di esseri umani. Ieri sera Bruno Vespa nella sua arringa di regime ha superato se stesso nei suoi ‘cinque minuti' di propaganda per il governo". 

La reazione di Unirai

In contrapposizione a quanto dichiarato da Usigrai, l'altro sindacato del servizio pubblico Unirai ha rilasciato la seguente nota: "Non c'è solo una parte consistente della magistratura ad essere politicizzata, ma anche una nicchia della categoria dei giornalisti. Nulla di nuovo. Si evidenzia però in questo momento storico una quotidiana insofferenza verso qualsiasi forma di pluralismo delle opinioni e si grida addirittura al regime. Dimostrando così di aver perso oltre al contatto con la realtà anche il senso e la misura delle parole. Bruno Vespa ha espresso liberamente il suo pensiero, in sintonia con buona parte del pubblico della Rai che mai come in questo momento ha la possibilità di usufruire di un'offerta ricca e plurale". 

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