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Cartabianca chiude al 99%, la guerra e Orsini danno il colpo di grazia al talk show di Berlinguer

Una “linea editoriale non gradita” e il restyling dell’informazione Rai alla base delle voci di chiusura del talk show dal prossimo anno, arrivate nelle scorse ore anche alle persone che lavorano al programma.
A cura di Andrea Parrella
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Le soffiate nella redazione di Cartabianca erano arrivate nel pomeriggio di venerdì. Indiscrezioni e retroscena si susseguivano e, più che contraddirsi, si sommavano avendo una matrice comune: il programma non andrà più in onda dalla prossima stagione. Almeno non in prima serata. Eppure i listini pubblicitari, consultabili sul sito di Rai Pubblicità, riportavano Cartabianca anche dal prossimo settembre. Sebbene i palinsesti non siano tavole della legge ma sempre soggetti a variazioni, questo cambio di rotta della Rai verso la chiusura del talk show di Bianca Berlinguer ci dice una cosa chiara: l'effetto della guerra si è abbattuto su Cartabianca.

Una "linea editoriale non gradita"

L'invasione russa in Ucraina ha invaso la televisione e redistribuito le carte, cambiando linee editoriali, imponendo curve a gomito improvviso, aprendo ferite. È proprio il caso di Cartabianca, dove la vicenda Orsini – contratto di 2mila euro a puntata proposto dal programma e bloccato dalla Rai, quindi ospite fisso gratuitamente – ha fatto da detonatore nel favorire l'attuale situazione, con il talk show in discussione nonostante gli ascolti soddisfacenti degli ultimi mesi. "La linea editoriale non è gradita, al 99% si chiude", racconta a Fanpage.it una persona interna agli ambienti Rai, che ci racconta il clima che si respira in queste ore tra le persone che lavorano al programma in relazione all'annunciata chiusura quasi certa dell'unico talk show di prima serata delle reti Rai.

L'ad Fuortes e Alessandro Orsini
L'ad Fuortes e Alessandro Orsini

Ma come si è arrivati a questo punto? In base alla nuova organizzazione aziendale trasversale della Rai, con le direzioni di genere che vanno a rimpiazzare le direzioni di rete, da mesi si parlava di un restyling del settore informativo. La percezione, ricostruendo gli avvenimenti degli ultimi mesi e le varie indiscrezioni culminate con la prima pagina del Fatto Quotidiano, è che a farne le spese alla fine di questo cambio di look potesse essere proprio Cartabianca. Primo indizio, le voci sulla striscia quotidiana di pochi minuti su Rai3 prima di Un posto al sole, proposta dalla Rai sia a Lucia Annunziata che a Bianca Berlinguer con il rifiuto di entrambe e la successiva scelta (onerosa e  non poco discussa) di Marco Damilano. Poi la proposta di una seconda serata del lunedì su Rai1 alla Berlinguer, con un no di risposta arrivato ben prima di Pasqua nonostante l'indiscrezione sia circolata solo negli ultimi giorni. Quindi il mare di polemiche sulla questione Orsini, inizialmente in modalità soft sotto forma di ostruzionismo (lo stop al contratto da ospite per ragioni di opportunità), poi per via politica, con l'organo della vigilanza che ha stilato le regole per gli ospiti gratis, la rotazione degli stessi e l'obiettivo di ridurre il numero di liti.

I talk show Rai bocciati da Fuortes (e Draghi)

Il colpo di grazia lo dà l'amministratore delegato Rai Carlo Fuortes, che in vigilanza pochi giorni fa dice: "[…] Negli ultimi anni c'è stato un abuso dell'utilizzo del format del talk-show nella televisione pubblica, ma non credo che il talk-show sia la forma ideale per l'approfondimento giornalistico. Penso sia più adatto ai temi leggeri, all'intrattenimento". Intervento che, a quanto pare, aveva fatto seguito alle presunte parole del premier Draghi, descritto dal Foglio come inorridito davanti all'informazione Rai sperimentata durante i suoi giorni bloccato in casa dal Covid. Un riferimento chiaro al programma, che è di fatto l'unico di prima serata sulle reti Rai.

Gli ospiti che vanno dove vengono pagati

Il mercato degli ospiti è il nodo centrale della questione ed è qui che si gioca la partita definitiva per buttare giù Cartabianca. Orsini non è il solo caso, ma ci sono anche altri volti televisivi ai quali Cartabianca ha dovuto rinunciare in seguito alla questione dei compensi per gli ospiti in Rai. Ad esempio Antonio Caprarica (una sorta di anti-Orsini della Tv , visto il suo posizionamento sul tema guerra). Il giornalista è in pensione con una causa in corso con la Rai, che di fatto non può pagarlo. Poche settimane fa Caprarica è stato messo sotto contratto da Floris, dovendo così rinunciare a un'ospitata a Cartabianca. Cosa simile per Alessandro Di Battista, anche lui accordatosi con DiMartedì. "Oggettivamente se non puoi pagare nessuno come fai a fare 40 puntate?", la domanda che imperversa nei corridoi di Saxa Rubra.

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Mediaset e La7 festeggiano

Le bizzarre trasferte di alcuni volti Rai in talk show di La7 per parlare di questioni relative ai propri programmi in Rai è stato un ulteriore segnale del fatto che negli anni non si sia mai creata grande simpatia attorno a questo talk show con una sua cifra anarchica. A stappare bottiglie per l'eventuale chiusura di Cartabianca, che pare scongiurabile solo se in seguito alle indiscrezioni di queste ore dovesse sollevarsi un polverone, sarebbero anche Mediaset e La7, dirette concorrenti del programma di Bianca Berlinguer al martedì sera che vedrebbero spalancarsi davanti una appetitosa fetta di pubblico da accaparrarsi. Questo al netto di ogni ipotetica sostituzione, considerando le voci sugli arrivi di Ilaria D'Amico o l'idea che la prima serata di Giorgio Zanchini possa allungarsi dall'estate all'autunno. La battaglia della vigilanza contro il talk di Rai3, il "lodo Cartabianca", è qualcosa che ci ricorda anche l'evidente cifra politica della questione, con la convergenza delle motivazioni di un'area di centrosinistra contrapposta al totem di Orsini e quella di centrodestra, condizionata dalla genetica vicinanza a Mediaset.

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