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Bruno Vespa si infuria e difende Meloni: “Ogni stato tratta anche con i torturatori per la sicurezza nazionale”

Toni durissimi del giornalista a Cinque Minuti, Vespa chiude la trasmissione rivolgendosi al pubblico e difendendo la scelta del governo di rimpatriare il generale libico Almasri: “In ogni stato si fanno cose sporchissime, anche trattando con i torturatori, per la sicurezza nazionale”.
A cura di Andrea Parrella
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Continua a tenere banco nel dibattito politico l'indagine che coinvolge Giorgia Meloni sul caso del generale libico Almasri, arrestato e subito liberato dalle autorità italiane per poi essere riportato in Libia su un volo di Stato. Secondo la premier, l'esposto nei suoi confronti, di due ministri e un sottosegretario, è un "danno per la nazione", come ha chiarito partecipando all'evento La ripartenza organizzato da Nicola Porro.

Bruno Vespa perde la pazienza a Cinque Minuti

Di questo si parlava a Cinque minuti, spazio di Rai1 condotto da Bruno Vespa, con un dibattito tra Angelo Bonelli e il sottosegretario Sisto, naturalmente su posizioni opposte. Un dibattito breve ma acceso, al quale per ragioni di brevità Bruno Vespa ha dovuto mettere fine in modo sbrigativo, adeguandosi ai toni in studio e pronunciando parole dure: "Quello che i signori dietro la lucetta rossa non sanno, a che i parlamentari sanno, è che in ogni stato si fanno cose sporchissime, anche trattando con i torturatori, per la sicurezza nazionale. Questo avviene in tutti gli stati del mondo". Il giornalista, in sostanza, ha lasciato intendere di appoggiare in qualche modo il fronte d'opinione che difende la ragion di Stato, legando quindi la scelta del governo sul rimpatrio di Almasri a una decisione certo controversa, ma presa in nome di interessi nazionali.

Le parole di Meloni sull'atto della Procura di Roma

Sull'atto con cui la Procura di Roma ha trasmesso l'esposto al Tribunale dei ministri e poi ha informato le persone coinvolte – Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano  la premier Meloni ha parlato chiaramente di "atto voluto",  aggiungendo: "Tutti sanno che le Procure in queste cose hanno la loro discrezionalità", ha detto, "come dimostrato da numerosissime denunce di cittadini contro le istituzioni e su cui si è deciso di non procedere con l'iscrizione nel registro degli indagati, come negli anni del Covid".

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