Belve è tornato su Rai2 per la gioia di chi, adagiato sul divano, stava aspettando il programma di interviste più in vista della tv. Il format, ormai, è collaudato, dopo la lunga gavetta sul Nove, l'approdo in Rai è stata la consacrazione definitiva, come dimostrano anche gli esiti agli ascolti tv. Eppure è impossibile non notare come da una prima puntata all'altra ci sia stata un'inflessione, seppur lieve, della presenza di teste davanti alla tv. La puntata d'esordio di questa nuova stagione ha raggiunto il 9.1% di share e ben 1.555.000 spettatori, un dato più che soddisfacente per la rete che, ormai da qualche tempo, punta a prodotti di intrattenimento che la connotino come voce "fuori dal coro" rispetto alla rete ammiraglia e la ‘culturalissima' Rai3.
Facciamo, però, un passo indietro. Lo scorso anno, il programma condotto da Francesca Fagnani, aveva raggiunto nella prima puntata di settembre 1.637.000 spettatori pari al 7.7% di share, mentre la seconda ondata di aprile fu seguita da 1.815.000 e il 10.4%. Si tratta, quindi, di quasi un punto e mezzo in meno di share che, per quanto possa sembrare solo algebra, è indice del gradimento di una trasmissione televisiva e detta anche le influenze del pubblico a casa. Cosa guarda chi guarda la tv? Cosa lo appassiona o incuriosisce? Ebbene, un programma come Belve, sembra attirare l'attenzione dei telespettatori, incuriositi dalle domande, talvolta scomode, come lo sgabello su sui siedono i suoi ospiti, che Fagnani snocciola nel corso dei quaranta minuti di intervista, un tempo congruo per ripercorrere vita, morte, miracoli e non, dell'intervistato di turno.
Il successo della trasmissione è dato dall'allure della giornalista, ormai diventata iconica nel suo modo di approcciarsi a coloro che arrivano al suo cospetto, con i commenti tra i denti, le occhiate interrogative e le risate che, spesso, hanno il compito di allentare la tensione da quelle domande alle quali non si vuole dare risposta. Va da sé che, il nome del programma, lasci presumere che i quesiti posti dalla giornalista, non siano poi così innocui, soprattutto man mano che si va fino in fondo nella visione. Ma, quasi a mo' di giustificazione, come ha detto anche Riccardo Scamarcio nel corso della sua intervista: "Non ho mai visto tutta la trasmissione, solo alcune parti", quelle che, con molta probabilità, circolano sui social e che sono l'emblema della viralità di Belve, un programma che è alimentato costantemente dalla diffusione di contenuti su Instagram, X, TikTok. Che siano frasi ad effetto, battute, facce strane, il format è la dimostrazione del fatto che certi programmi riescano ad avere una doppia vita, quella televisiva e quella in rete. Tanto è vero che è il primo trend sulla piattaforma ex Twitter nel giorno che segue la messa in onda.
Sarà che il one to one è diventato, ormai, condizione essenziale per attrarre il pubblico, che sia da smartphone o in tv, l'intervista è tornata in auge come mai prima d'ora, complice anche la fortuna dei podcast che, ormai, sono diventati anche loro un appuntamento video, piuttosto che esclusivamente "vocale". La dimensione intima, che poi intima non è, della chiacchierata è la forza di un programma che vuole scardinare le resistenze di chi, magari, è sempre stato un personaggio controverso, un po' silente, o al contrario, di cui si è parlato in ogni dove. La caratteristica principale di Belve sta nel sorprendere l'ospite che, quasi sotto interrogatorio, si sente in dovere di dire qualcosa, talvolta di stupire, altre volte di raccontarsi senza remore. Ma l'aspetto che continua ad essere il più interessante è che ogni risposta, in fin dei conti, è un commento a sé stessi, quasi come se l'intento fosse quello di mostrare le contraddizioni o le coerenze di ognuna delle Belve che si aggira nella giungla della tv.