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Arresto di Matteo Messina Denaro, Pino Maniaci taglia i baffi in diretta: “Non lo facevo da 50 anni”

Il conduttore televisivo di Telejato festeggia così la cattura del superlatitante: “Potrebbe essere l’inizio della fine del fenomeno mafioso. Questi pezzi di merda devono scomparire”.
A cura di Andrea Parrella
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"Oggi è un giorno splendido", dice Pino Maniaci aprendo il telegiornale di Telejato nel giorno dellacattura del superlatitante Matteo Messina Denaro. Un momento effettivamente storico, considerando che le ricerche andavano avanti da 30 anni, quando era iniziata la sua latitanza. "Arrestato l'ultimo padrino – dice Maniaci – potrebbe essere l'inizio della fine del fenomeno mafioso. Questi pezzi di merda devono scomparire".

Il taglio dei baffi in diretta

Quindi il fondatore dell'emittente antimafia, ha annunciato quanto aveva in realtà anticipato qualche ora prima, ovvero l'intenzione di mantenere la promessa del taglio dei baffi nel giorno dell'arresto di Matteo Messina Denaro: "Ho ancora i baffi, ancora per poco. Abbiamo anche lo spumante, siamo tutti pronti a festeggiare. 30 anni fa si festeggiava la cattura di Riina e, guarda caso, a 30 anni esatti di distanza, arrivo anche l'arresto di Messina Denaro". Quindi l'ingresso del barbiere in studio e il taglio dei baffi in diretta: "Non lo facevo da 50 anni, mi viene da piangere".

L'arresto di Matteo Messina Denaro

La notizia della cattura del boss di Cosa Nostra è arrivata nella mattina del 16 gennaio. L'arresto del superlatitante di Castelvetrano – soprannominato ‘U siccu' è avvenuta – tra gli applausi dei palermitani – nella clinica "Maddalena" di Palermo dove era in cura da almeno un anno per un tumore sotto il nome di Andrea Bonafede. Matteo Messina Denaro sarà portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. Secondo la direttrice della clinica, il boss doveva sottoporsi ad un ciclo di chemioterapia ed avrebbe tentato la fuga prima di essere bloccato. Il superlatitante è considerato tra i più pericolosi al mondo, e condannato all'ergastolo per decine di omicidi e per le stragi del '92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, oltre che per gli attentati del '93 a Milano, Firenze e Roma.

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