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Alex Britti contro l’auto-tune: “Oggi anche se non sai cantare, fai il cantante”

La denuncia del cantautore romano ai microfoni de La fisica che ci piace, il programma di Rai2 condotto dal prof. Vincenzo Schettini: “Le nuove generazioni lavorano meno sulla cassa di risonanza. Con l’auto-tune canti anche se non sai cantare” .
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Alex Britti attacca chi canta con l'auto-tune. Il cantautore romano, autore di grandi classici come 7000 caffèMi piaci La vasca, ha lanciato la sua invettiva contro chi utilizza lo strumento popolarissimo tra le nuove generazioni di cantanti: "Ormai con l'auto-tune, anche se non sai cantare, fai il cantante. Le nuove generazioni? Cantano piano". L’intervista al cantautore andrà in onda nella punatata del programma di domani sera, giovedì 7 Novembre su Rai 2.

Le parole di Alex Britti

Nel corso della conversazione con Schettini, Alex Britti ha fatto una sorta di mini-lezione sul mondo del pop, su come si fa:

Nel pop moderno, ormai accendi l'auto-tune e in cinque minuti diventano tutti cantanti. Oggi non è facile fare pop, ma c’è da dire che il pop viaggia su altri binari. Oggi soprattutto puoi anche non saper cantare e fare il cantante pop, perché viaggia su altri binari, c'è l'empatia del personaggio, il testo, quello che dici, la musica che magari somiglia a qualcosa che ti piace e ti richiama l'attenzione, quindi sono molte le componenti. Invece un tenore si basa solo sulla voce, se non sai cantare sei in mezzo ad una strada.

"Le ultime generazioni? Lavorano meno sulla cassa di risonanza"

Alex Britti ragiona poi sulle nuove generazioni di cantanti, che lavorano meno sulla cassa di risonanza perché sono abituati al microfono: "Le ultime generazioni di cantanti lavorano meno sulla cassa di risonanza, perché la cassa di risonanza di oggi è il microfono e dove è attaccato il microfono. C'è una cosa che avevo fatto caso già da un po' di tempo, che mi sorprendeva, che i cantanti di oggi cantano piano, cantano piano piano, perché sono abituati al microfono. Quando io ero ragazzino, invece, andavo a suonare e non c'era niente. C'era, quando ero fortunato una sedia. Sennò potevo portare la tracolla e stare in piedi, non c'era niente, non c'era microfono, casse, niente. C'era un teatrino vuoto, la gente in silenzio e tu se cantavi piano non ti sentiva nessuno e dovevi per forza fare cassa di risonanza’’.

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