Alba Parietti parla dello show bloccato dalla Rai: “Un vaso di Pandora, prima o poi sarà aperto”
Non andrà in onda nemmeno a maggio "Non sono una signora", lo show dedicato all'arte delle drag queen affidato alla conduzione di Alba Parietti. Era previsto per la prima serata di Rai2 nella stagione televisiva in corso, ma dopo numerosi slittamenti non ha più trovato uno spazio, nonostante sia stato già registrato. A parlarne a Che Tempo Che Fa è stata Alba Parietti. "Abbiamo registrato un programma che a noi è piaciuto molto. Ci siamo divertite. Ma è tipo un vaso di Pandora che verrà aperto prima o poi e si scoprirà che è un programma divertente", ha detto la conduttrice a Fabio Fazio, nella giornata in cui quest'ultimo ha annunciato il suo addio alla Rai.
Alba Parietti difende Non sono una signora
Sullo slittamento di Non sono una signora sono state fatte molte ricostruzioni, tra cui quella che dietro lo stop ci siano delle ragioni di volontà politica del nuovo esecutivo, visto l'oggetto del programma non proprio affine alle logiche e i temi cari alla destra. La stessa conduttrice, nelle scorse settimane, aveva parlato ancora del programma a Un Giorno da Pecora, ospite di Geppi Cucciari e Giorgio Lauro: “Lo abbiamo registrato a ottobre, doveva andare in onda a novembre, poi a dicembre, poi a febbraio, poi a marzo e ora vedremo…”.
Coletta: "Nulla a che vedere con gender e sessualità"
Si tratta di 5 puntate già pronte, aveva specifiato la presentatrice: “Si, è tutto già registrato, di attualità non c’è nulla per fortuna. È un programma molto leggero, divertente e per nulla morboso, dove l’arte delle drag è trattata come forma di arte e non in modo macchiettistico”.
Nel tentativo di sgomberare il campo da polemiche, si era così espresso il direttore del genere intrattenimento prime time, Stefano Coletta:
Non assegnerei a questo programma un significato rivoluzionario, si tratta di uno show a forte contenuto artistico. Un meccanismo in cui si ride, si gioca, ci si diverte mettendosi in gioco. Non ha nulla a che vedere con il gender o la sessualità ma è un’idea espressiva di libertà dei nostri tempi, perché l’arte della drag queen è diffusa e popolare.