“Se una si butta, poi si deve dare”. Così Sabrina Ferilli nel bel mezzo della prima puntata di Tu Sì que Vales, il carrozzone Mediaset organizzato da Maria De Filippi e ripartito sabato 23 settembre su Canale 5, decima edizione. Due le principali novità. Alla conduzione non troviamo più Belen Rodriguez, ma vecchie conoscenze dello show e dintorni: l’ex rugbista Martin Castrogiovanni, il lottatore marziale Alessio Sakara e la ballerina di Amici Giulia Stabile. Un dispiegamento di forze francamente eccessivo, dato che chi sta al timone del programma ha il mero compito di lanciare il concorrente successivo, in genere con una sola frase e pure molto breve. Seconda e decisamente più attesa new entry, Luciana Littizzetto in giuria.
La nostra va a sostituire il fuggiasco Teo Mammucari al fianco dei colleghi Gerry Scotti, Sabrina Ferilli, Rudy Zerbi e Maria De Filippi. Come se l’è cavata? Non è che non si sia “data”, non si è nemmeno “buttata” nella mischia. Vediamo cosa non ha funzionato.
Prima di valutare la performance da giudice di Lucianina, tocca accorgersi che ci sia. Interviene poco, diverte ancora meno. Probabilmente disorientata dal rutilante circo che le si para davanti (e dietro, e intorno e pure sopra la testa), è ben lontana dal clima serioso e nel complesso sempre elegante che è abituata a respirare da oltre due decenni in quel di Che Tempo Che Fa. Se accanto a Fabio Fazio ha tutto lo spazio che desidera per esprimersi, qui le tocca meritarselo, prenderselo con le unghie e con i denti, visto il sovraffollamento in studio. Dalla prima puntata, e può essere pure per via di un montaggio sfavorevole, non risulta granché interessata alla “lotta”.
Ciò che la circonda, certo, non la aiuta. Deve dare una bella vertigine passare dalla compagnia di registi Premi Oscar e attori hollywoodiani al pensionato in tutina fluo che ha il “talento” di ballare la Macarena. Oppure al tizio australiano a cui piace, Tafazzi style, farsi tirare pallonate sui testicoli. Sulle mutande, ha disegnato pure un mirino e si bulla del fatto di non provare alcun dolore e ogni colpo ricevuto. Nell’immaginario comune, forse si potrebbe pensare che un materiale umano del genere si sposi benissimo con le velleità irriverenti di Lucianina. Nella realtà dei fatti, però, non è così. Magari 20 anni orsono si sarebbe divertita tra l’uomo-leopardo e quello “proiettile”, oggi pare piuttosto atterrita da tale masnada di freak. Gran parte del contributo che porta alla trasmissione sono piani d’ascolto in cui si sforza di ridere o batte le mani, mentre percorre l’implicita via del no comment.
Le rare volte in cui prende parola, punta sull’usato garantito: inevitabili i riferimenti al “Walter”, alla “Iolanda” e al suo “ormone che balla la rumba” quando si presentano sul palco due “bei tobleroni”, una coppia di concorrenti acrobati col fisico scolpito dagli dei. Il doppio senso è l’arma con cui combatte quello che sembra essere il proprio personale smarrimento, dato dal contesto assurdo e lisergico in cui si ritrova. Solo che le battute sono sempre le stesse, come anche il campo semantico da cui le pesca. Senza il contraltare di Fazio che la invita a essere più morigerata, il gioco non sta in piedi.
Non sta in piedi soprattutto perché i colleghi, di certo più navigati di lei in quel di Tù Sì Que Vales, la battono per irriverenza, verve e capacità di surfare sopra le righe. La stessa Maria De Filippi offre uscite che ci saremmo aspettati da Lucianina: su tutte, si fa dettagliare il sogno erotico dell’uomo-leopardo che, purtroppo per la giurata, coinvoge Sabrina Ferilli. E Bloody Mary non molla la presa: “La immagini mentre ti aspetta sul letto in baby doll come una pantera, va bene… Ma quindi a quattro zampe?”.
Littizzetto non pervenuta anche di fronte alla signora Elisabetta, lì per illustrare le posizioni del kamasutra, ognuna con nomi fantasiosi. “Ma quella lì non si chiamava pecorina?”, domanda sogghignando Ferilli indicandone una. E, di fatto, dicendo qualcosa che ci saremmo aspettati da Lucianina, chiusa in un mutismo selettivo che ricorda la sua precedente, impalpabile esperienza nella giuria di Italia’s Got Talent. Stesso disimpegno, medesima aderenza al copione per portare a casa la giornata di registrazioni il prima possibile.
Littizzetto a Tù Sì Que Vales si fa rubare il lavoro e, pur essendo sulla carta un’ottima intuizione defilippiana, nella pratica non rende quanto ci si sarebbe potuti aspettare da lei. Un pesce fuor d’acqua che sogna decisamente altri acquari in cui nuotare da protagonista, senza il fastidio di tanti, troppi pesci pagliaccio da cui si ritrova sciaguratamente circondata nonché infastidita. Il risultato è, e non può che essere, un buco nell’acqua. Peccato.