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Zucchero e la depressione: “Volevo farmi fuori, mi sono capitate cose bellissime e non me le sono godute”

In una lunga intervista al Corriere della Sera, l’artista racconta gli anni più difficili della sua vita, coincisi con quelli durante i quali il suo successo prendeva forma: “Ero al massimo del successo e non volevo più salire sul palco”.
A cura di Andrea Parrella
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Zucchero, il primo matrimonio fallito e la depressione negli anni di massimo successo della carriera. L'artista si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera curata da Aldo Cazzullo e Pasquale Elia, confessando di aver attraversato momenti molto difficili dal punto di vista personale che, coincisi con quel periodo in cui il suo successo musicale ha preso forma dopo inizi difficili, in cui aveva avuto poco credito e scarsa accoglienza di discografici e autori.

Una parabola segnata profondamente dal difficile rapporto con la sua prima moglie, Angela Figliè, con la quale ha avuto due figli ma una storia segnata da un sentimento non ricambiato: "Mi ha massacrato – ha raccontato Zucchero – Però a suo modo è stata una fonte di ispirazione. Ora vorrebbe i diritti di autore… È stato un grande amore. Ed è stato un inferno". Dopo alcuni anni insieme, l'artista racconta:

una notte mi disse: “Ti lascio, non ti amo più”. Ma non so se mi abbia mai amato davvero, di sicuro “ti amo” non me l’ha mai detto, e neanche “ti voglio bene”. Mai. E la mia presunzione era farla sorridere, renderla felice.

Fu in qualche modo da un debito contratto proprio per renderla felice, una casa che aveva acquistato per lei, che Zucchero trovò lo spiraglio per il successo e la stabilità economica, che a quanto pare non andò di pari passo a quella psicologica, vista la depressione che per anni lo ha afflitto: "Volevo farmi fuori. Stavo malissimo. Attacchi di panico fortissimi, cose che non auguro a nessuno. Prendevo il Prozac ma non sentivo più niente […] mi sono capitate cose bellissime, ma non me le sono godute. Ero al massimo del successo e non volevo più salire sul palco". Risolse il tutto accettando di fare una tournée di sedici date grazie a un compromesso:

Mi piazzarono dietro uno strizzacervelli. Sono stato l’unico rocker ad andare in tournée con lo psichiatra al seguito. Mi dissero: “Lui ti da la pasticca, e tu suoni”. Se no? “Se no ti ricoveriamo all’ospedale psichiatrico di Pisa, e devi restarci un mese, perché se annulliamo la tournée faranno i controlli.

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