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Vittorio Cecchi Gori e quel dettaglio sulla morte di Massimo Troisi: “Mi tenne nascosto tutto”

Il produttore del Postino racconta l’abnegazione e la corsa contro il tempo di Massimo Troisi per finire il film: “Solo dopo ho capito il motivo. Io e Verdone lo trovammo il sabato sera in sala doppiaggio, il giorno dopo se n’era andato”.
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Alessandro Cecchi Gori racconta la genesi del capolavoro del Postino al podcast Alcazar. Nel farlo, rivela anche gli ultimi giorni di fatiche e lavoro di Massimo Troisi: "Mi tenne nascosto tutto. Ci vedemmo a Los Angeles quando era venuto in America per un controllo, io non lo sapevo. Quel giorno, però, lui mi diede il libro del Postino. Aveva fretta di fare questo film". Una testimonianza che rivela tutta l'abnegazione che l'attore aveva per il suo lavoro e per il film: "Lui aveva deciso che prima doveva fare il film. Ha fatto il film con questa spada di Damocle che aveva sopra la testa, nessuno lo sapeva. Fino all'ultimo giorno, ha retto. Ha pensato anche di fare i doppiaggi. Ha concluso il film e se n'è andato". 

Le parole di Vittorio Cecchi Gori su Massimo Troisi

Queste parole di Vittorio Cecchi Gori svelano il dietro le quinte della lavorazione de "Il Postino", un film che si sarebbe rivelato un capolavoro, ma che portava con sé un urgenza dettata dalle condizioni di salute di Massimo Troisi. La fretta di Troisi non era solo artistica, ma esistenziale. Era determinato a portare a termine il film, consapevole del poco tempo rimasto. La tragica notizia della sua scomparsa arrivò subito dopo il completamento del doppiaggio, lasciando un vuoto incolmabile.

Mi tenne nascosto tutto. Ci vedemmo a Los Angeles quando era venuto in America per un controllo, io non lo sapevo. Quel giorno, però, lui mi diede il libro del Postino. Aveva fretta di fare questo film. Io dicevo: rimandiamo tutto all'inizio della Primavera. Perché d'inverno fare un film sulle isole sarebbe diventato uno strapazzo. Lui, però, c'aveva fretta. Agli ultimi giorni di riprese, Massimo mi telefona: "Voglio ritoccare il doppiaggio". Si sentiva il rumore dei gruppi elettrogeni. "Vabbè ma c'hai tanto tempo ancora". E lui: "No, lo voglio fare subito, lo voglio fare subito". Andammo a Cinecittà, lo trovammo io e Verdone a doppiare in sala il sabato sera. La domenica mattina, arrivò la notizia della morte. Lui aveva deciso che prima doveva fare il film. Ha fatto il film con questa spada di Damocle che aveva sopra la testa, nessuno lo sapeva. Fino all'ultimo giorno, ha retto. Ha pensato anche di fare i doppiaggi. Ha concluso il film e se n'è andato.

Il Postino vinse un Oscar: il racconto di Cecchi Gori

Cecchi Gori racconta la sua determinazione nel far riconoscere il valore del film anche all'estero. Nonostante la delusione iniziale per l'esclusione dagli Oscar, non si arrese e trovò il modo di far proiettare il film negli Stati Uniti.

A film finito, lui purtroppo se n'era andato, il film fu preso a Venezia. Ma non fu inserito per la selezione internazionale agli Oscar. Io mi arrabbiai a morte. Andai a Los Angeles, mi misi d'accordo per acquistare un cinema con la Miramax, quella di Weinstein, e ci misi Il Postino. Il regolamento degli Oscar dice che tu puoi andarci solo se proietti il film in lingua. Il film fece il giro. C'era sempre la coda. Giovanissimi in fila, studenti, è stata una scoperta. Andando bene lì, si è accesa una lampadina. Hanno cominciato a richiederli tutti i cinema americani. Quell'anno lì, non potè andare agli Oscar, ma ci andò l'anno dopo. E ha vinto l'Oscar per la miglior colonna sonora, ma aveva cinque nomination. Ho guardato in cielo e ho detto: volevi venì tante volte qui a Los Angeles a fare il film, hai visto?

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