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Mostra del cinema di Venezia 2023

Venezia e l’ironia per gli influencer sul red carpet, ma un evento di spettacolo è anche questo

Da anni Venezia è diventato soprattutto dibattito sulla distanza che separa la fama di chi ci va da quella di chi ci dovrebbe andare. Una visione miope per un elemento che, in fin dei conti, fa parlare dell’evento senza danneggiare il cinema.
A cura di Andrea Parrella
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Il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia è diventato tra i temi settembrini più dibattuti degli ultimi anni. Ma se la tradizione voleva che la benzina del chiacchiericcio fosse la caratura delle star che approdavano al Lido, l'aspetto glamour della manifestazione e i dettagli di stile, da alcune edizioni a questa parte oggetto del dibattito è diventato la distanza che separa la fama di chi ci va da quella di chi ci dovrebbe andare. Per renderla più semplice, lo sport nazionale è quello di ironizzare sulla presunta poca credibilità dei personaggi del mondo dello spettacolo italiano portati sul red carpet da sponsor vari, per dare visibilità all'evento.

Ogni edizione pare avere i suoi parvenus, i fuori contesto che provengono da mondi apparentemente inaccostabili a quello del cinema e non manca, puntualmente, ogni anno, il personaggio noto che non è a Venezia e critica Venezia proprio per tale aspetto (quest'anno ha dato il via alle danze Guè Pequeno, alla sua maniera). Lo scorso anno simbolo di questa categoria erano diventati i gieffini Sophie Codegoni e Alessandro Basciano, che proprio sul red carpet si era goffamente inginocchiato davanti alla compagna facendole una proposta di matrimonio.

Quest'anno, fino ad ora, sul red carpet o in motoscafo sono stati avvistati influencer di vario genere, da Giulia Salemi e Pierpaolo Pretelli, a rapper come Geolier e Lazza costipati in abbigliamenti improbabili, fino a Giorgia Soleri, che ci ha tenuto a precisare attraverso le sue storie Instagram di essere la prima donna italiana ad andare alla Mostra del cinema di Venezia senza depilarsi le gambe. E manca ancora una settimana alla chiusura: se non è meraviglia tutto questo!

Un evento che diventa occasione di messe in scena improvvisate, look improbabili, racconto laterale, ma allo stesso tempo interesse degli sponsor a portare i talent in laguna, è un evento in vita. Miope sarebbe pensare che certe presenze possano oscurare la manifestazione cinematografica, così come lo è credere che se un evento effimero come una proposta di matrimonio sul tappeto rosso catalizza l'attenzione della giornata a Venezia sia un male per la manifestazione stessa.

Un evento di spettacolo, per definirsi tale, non può fare a meno di certi orpelli, che alla fine dei conti si rivelano sostanziali. Relegare le nuove categorie di personaggi noti ad un ambito di minore dignità, anziché osservare col sorriso certi epifenomeni, ha rischiato di limitare Venezia in un angolo per alcune edizioni. Guardare tutto questo con simpatia e anche con la curiosità di capire chi riesca a misurarsi con disinvoltura con questa vetrina, può essere un test interessante e fungere da strumento di racconto. Al contrario, possiamo indignarci sui social in lutto per la Venezia che fu (chissà quando).

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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