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Valentina Ferragni nata prematura, Marina Di Guardo: “Le acque rotte a 26 settimane, fu devastante”

In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, Valentina Ferragni e la mamma Madrina Di Guardo intervengono all’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano. “Mi sono sempre sentita forte, non so se sia una caratteristica innata o se è per quello che ho vissuto”, racconta l’influencer.
A cura di Giulia Turco
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Il 17 novembre è la Giornata Mondiale della Prematurità, una ricorrenza giunta alla sua quindicesimo anno. Madrina della giornata è Valentina Ferragni insieme alla mamma Marina Di Guardo. L’influencer è nata prematura alla ventiseiesima settimana di gestazione e, in un’intervista al Corriere della sera, racconta la sua esperienza personale.

Valentina Ferragni madrina della Giornata della Prematurità

Mi sento da sempre molto forte, piena di vita, con tanta voglia di fare, non ho paura di dimostrare”, racconta Valentina Ferragni al Corriere in occasione di un suo intervento all’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano. “Non so se sia una mia caratteristica innata o sono così per quello che ho vissuto, ma senza dubbio mi sento forte. Sono molto grata per le cure ricevute, evidentemente sono state efficaci e sicuramente sono stata fortunata, ho sempre potuto fare tutto senza dovermi porre dei limiti”, aggiunge. Sui social ha condiviso una carrellata di scatti ricordo di quando era fuori dal pancione solo da alcuni giorni. “Spero di poter essere un esempio di come la medicina e l’amore possano fare la differenza”. 

Il racconto di Marina Di Guardo

È la scrittrice Marina Di Guardo, mamma dell’influencer a raccontare quei giorni che ricorda ancora lucidamente. “Ero con la mia famiglia in montagna per le vacanze di Natale e ho perso le acque a sole 26 settimane di gravidanza”, spiega. Da lì la corsa all’ospedale per la scrittrice, che era già mamma di Francesca, la figlia maggiore, e Chiara.È stata un’esperienza devastante, forte, ma che mi ha segnato positivamente. Ricordo un’enorme senso di gratitudine e riconoscenza verso tutti coloro che mi hanno aiutato durante i tre mesi di ricovero della mia bambina”.

Oggi è soprattutto sullo sviluppo di una terapia intensiva non invasiva per i neonati che si lavora nelle strutture dedicate come il Buzzi di Milano, ma anche a al supporto psicologico per i genitori. “Mi ricordo che quando arrivavo nei pressi della culla termica, i medici riscontravano un aumento del suo battito cardiaco”, racconta Di Guardo. “Sono certa che sapesse che stavo arrivando da lei e questo dettaglio mi emoziona ancora tantissimo. Quella cucciola capiva molto di più di quello che sembrava”.

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