Umberto Smaila: “Prima di Fiorello c’ero io, ho inventato un genere”
Umberto Smaila, 74 anni e non sentirli. Ha festeggiato da poco i suoi cinquant'anni di carriera con una grande festa a Cortina, è stato anche il protagonista della classica cena di Natale con gli amici di sempre nel ristorante di Diego Abatantuono, l'ex Gatto di Vicolo Miracoli è stato intervistato da Daniele Priori per Libero: "Ho inventato un genere: far cantare la gente. Poi è arrivato Fiorello".
Le parole di Umberto Smaila
Umberto Smaila ha fatto l'attore ma è stato ed è tuttora entertainer a tutto tondo, al punto da scomodare illustrissimi paragoni. Ecco cosa ha raccontato:
Continuo a scrivere musica per il cinema. D’altra parte ho già firmato 35 colonne sonore. Dall’ultimo film di Steno a tantissimi con i figli Carlo e Enrico Vanzina. Scrivo ancora qualche canzone e poi faccio il mio enterteinment anche con mio figlio Rudy che ha seguito le mie orme, del resto ho inventato un genere: far cantare la gente. Poi è venuto Fiorello e gli altri…Precursore del karaoke? Nel mio però si cantava con l'orchestra dal vivo e mai da soli ma anche in cori da 100 persone.
"Sanremo non è più il Festival della canzone italiana"
Umberto Smaila ha anche detto la sua sul Festival di Sanremo, dopo un ragionamento riguardo a rapper e trapper: "C'è la loro musica e quella che faccio io, quella di Venditti, di Battisti, Baglioni. Il tradizionale". All'obiezione che rapper e trapper oggi fanno il Festival di Sanremo, Smaila ha risposto:
Sanremo non è più il Festival della canzone italiana. È uno show. Ci sono monologhi, assoli, nani e ballerine. Le canzoni hanno sempre meno importanza, sta di fato che i pezzi di prima li ricordano tutti. Quelli dei Maneskin, che sono anche molto difficili da cantare, non credo diventeranno mai evergreen. Sono convinto che anche tra altri vent’anni canteremo ancora Volare e Il ragazzo della via Gluck