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Opinioni

“Telespettatroci”, quando Luca Giurato con una parola inventò un genere televisivo

Luca Giurato non è stato solo gaffe. Alcune delle sue sbavature sono autentici capolavori nati in Tv e rimasticati dal web all’infinito. Quello che lui faceva inconsapevolmente è oggi diventato un genere, destinato a noi “telespettatroci” in eterna attesa del segnale con cui la Tv si rivela ancora viva: l’imprevisto.
A cura di Andrea Parrella
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La televisione esiste perché è imperfetta, dunque viva. È la ragione precisa per cui Luca Giurato ne è stato un'icona. Il conduttore, morto all'età di 84 anni, era lontano dal piccolo schermo da tempo. Nessuna intervista in Tv per autocelebrarsi, o partecipazioni a salotti pomeridiani e domenicali. Si era ritirato a vita privata per scelta, ma il suo mito è rimasto intatto.

Giurato viveva una condizione particolare, perché le sue gesta televisive hanno rappresentato uno degli esempi più eclatanti di transmedialità in Italia. Dalla Tv tradizionale, i frammenti in cui è stato immortalato – per molti dei quali bisogna ringraziare la Gialappa, il trio che ha fatto da ponte tra due ere – hanno compiuto il salto di specie trasformandosi in perfette pillole per il web, "meme" già fatti e finiti. E questo è accaduto per quelle che molti definiscono legittimamente gaffe, scivoloni, papere linguistiche, ma che inserite in questa cornice sono, senza se e senza ma, delle piccole opere d'arte, fondamenta del culto di Luca Giurato.

L'esaltazione post mortem non c'entra, qui parliamo di involontarie evoluzioni che si sono issate al rango di capolavori. Ce ne sono di clamorose, divertentissime, imbarazzanti, ma su tutte, a parere di chi scrive, ne svetta una: telespettatroci. È un termine partorito da Giurato quando, nel tentativo di salutare non solo i telespettatori, ma anche le telespettatrici, coniò involontariamente una parola che, da sola, abbraccia in toto l'esperienza di chi guarda la Tv e attende, intimamente, la sola cosa per cui la Tv continua a rivelarsi nella sua essenza più pura: l'errore, la sbavatura.

L'imprevisto come regola, insomma. E non sarà sfuggito a molti che oggi l'errore in Tv viene inseguito affinché il flusso continuo e apparentemente indistinto prodotto dal tubo catodico, che scorre lento, spesso accompagnando le nostre vite domestiche come un banale sottofondo, possa diventare qualcosa di diverso da se stesso. L'errore televisivo può essere notizia, trovare nuova vita e trasformarsi nell'ideale carburante di Instagram e Tit Tok, piattaforme che rimasticano video ricavati dalla televisione disposti a infinite possibilità di riutilizzo.

Tanti personaggi che popolano la Tv lo hanno capito e, con più o meno disinvoltura, pur non cercando espressamente l'errore, evitano di evitarlo. Basti pensare alla sua amica Mara Venier, che con Giurato ha lavorato per anni e ha capito benissimo quale sia il modo perfetto per mettere a sistema il meccanismo della gaffe con impressionante naturalezza. In Italia, l'antesignano di questo genere è senza dubbio Luca Giurato, uomo dei due mondi (Tv e web) che involontariamente ci ha mostrato la via: dopo di lui siamo tutti telespettatroci.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.  
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