Stefano Fresi: “Troppi giudizi mediocri da chi guarda le cose in maniera mediocre”
Stefano Fresi è tra i protagonisti della nuova stagione de I Delitti del BarLume, giunta alla sua nona edizione. Questa sera su Sky Cinema e in streaming su Now, il primo dei due nuovi episodi della serie Sky Original, coprodotta con Palomar e tratta dai romanzi di Marco Malvaldi. L'attore, interprete di Beppe Battaglia, fratellastro di Massimo/Filippo Timi, racconta a Fanpage.it un assaggio di queste nuove divertenti avventure, che non tralasciano nemmeno di raccontare il coronavirus: "È giusto parlare e contestualizzare il Covid, sarà anche un modo per ricordare questo periodo quando non ci sarà più". E sul cinema e lo streaming: "Quello che conta davvero è ricostruire la conoscenza e la cultura diffusa che vedere un film al cinema ha un impatto emotivo molto più alto".
Stefano Fresi, siamo arrivati alla nona stagione e questa è la tua quinta: cosa vuol dire essere uno del BarLume?
Entrare nella macchina come quella di una serie televisiva può essere bello, ma può essere anche faticoso. Un clima positivo si trasforma in un clima addirittura familiare, ed è questo il caso. La situazione spesso si incancrenisce, perché magari montano invidie personali e diventa pericoloso lavorare per sei, sette, otto anni in ambienti così. Ecco, il BarLume è il primo caso nella mia vita: è un paradiso in terra. Ci si vuole un bene dell’anima, siamo tutti amici. Quel genio di Roan Johnson (il regista della serie, ndr) contribuisce a creare un clima incredibile, una stima e un’amicizia fra tutti.
Quali sono i rapporti più forti che si sono creati all'interno della produzione?
Lucia Mascino e Filippo Timi sono due fratelli, io e Corrado Guzzanti eravamo amici già da prima. È davvero una situazione in cui normalmente tu dici: "ah, guarda, sono stanco e non vedo l’ora di andare in vacanza". Io invece mi dico: "sono talmente stanco che non vedo l’ora di andare a girare il BarLume". È un appuntamento annuale che per me vale davvero una vacanza.
Il BarLume è la prima serie italiana che ha mostrato la vita vera nel corso della pandemia. Un anno fa, era il lockdown. Adesso c'è la convivenza con il virus. Su Rai1, invece, è morto il primo personaggio per Covid in Doc – Nelle tue mani. È giusto raccontare il coronavirus nelle serie d'intrattenimento?
La realtà va cavalcata sempre ed è sempre accaduto, è sempre stato così. Si può fare la commedia, un film realistico, la tragedia, si può fare tutto e parlare di tutto con il giusto registro. È giusto parlare e contestualizzare il Covid, sarà anche un modo per ricordare questo periodo quando non ci sarà più. Questo è quello che sta accadendo, perché non raccontarlo? Altrimenti, spegniamo i telegiornali.
Nelle nuove indagini del BarLume ti ritrovi sospettato di una relazione con la Tizi, la compagna storica di tuo fratello Massimo: che succede?
La mia situazione è parecchio scomoda, perché si è capito che io l’interesse per la Tizi ce l’ho. Perché il problema ormai non è solo che mio fratello Massimo è in crisi. Mio fratello è in crisi sentimentale con una persona che a me piace parecchio. Questo rappresenta una rottura di equilibri notevole. E poi c’è sempre Paolo…
Prosegue la difficile convivenza con Paolo Pasquali, il personaggio interpretato da Corrado Guzzanti.
Siamo in questa situazione di precarietà, in una casa dove sono un ospite e devo camminare in punta di piedi e con le pattine. Oltre tutte le difficoltà che già ho io, mi ritrovo anche il mio fratellastro con cui c’è quest’acredine. È una fatica.
A proposito di fatica, questa è la seconda stagione che girate con i nuovi protocolli. Ci sono stati problemi?
I problemi sono tutti di ordine logistico. Per noi, è un fastidio fare i tamponi e stare attenti al protocollo. Il problema più grosso ce l’hanno le produzioni con le spese che sono aumentate notevolmente. Spese allucinanti tra mascherine, covid manager presente sul set che controlla che il rispetto del protocollo. È un lavoro a parte, con un costo enorme e di questo va dato atto alle produzioni che si ritrovano con un margine di guadagno più basso. Per il resto noi abbiamo lavorato, non ci siamo mai fermati. Il dramma vero è quello del cinema e per chi lavora in sala.
Cercando di scartare il paragone tra cinema e streaming, la pandemia ha comunque fatto registrare un aumento delle produzioni e delle possibilità. Non solo gli spettatori ma gli stessi addetti ai lavori fanno spesso fatica a stare dietro a tutto quello che esce di settimana in settimana. È una grandissima opportunità ma forse sta diventando anche un limite. Non credi?
No, non c’è un limite. Non sarà mai un limite. C’è un’educazione di fondo che manca. Se già i ragazzi a scuola fossero preparati a quello che significa vedere un quadro in un museo, un concerto in auditorium o un film al cinema, sarebbe tutto completamente diverso. Poi, ben venga lo streaming. Lo streaming è archivio, è quantità di materiale. La serie televisiva che esce e di cui tutti parlano, io posso guardarla tre anni dopo e recuperarla. L’archivio, la sovrabbondanza è una cosa fantastica. Quello che conta davvero è ricostruire la conoscenza e la cultura diffusa che vedere un film ha un impatto emotivo molto più alto se lo vedi al cinema e non a casa, dove hai tutte le distrazioni che ti allontanano da tutto. Altrimenti, darai un giudizio mediocre al film quando mediocre è in realtà il modo in cui lo stai guardando.
Come hai trovato le nuove misure per le sale?
Siamo tutti esausti ma se la situazione è questa, che ci vuoi fare. Questa variante è molto contagiosa, penso che le restrizioni siano necessarie. Io eseguo gli ordini e mi sembra, anche per buonsenso, che prima ci togliamo questa situazione dalle scatole e meglio è.
I personaggi del BarLume nascono dalla penna di un grande romanziere come Marco Malvaldi, tra i più letti in Italia. Tu che rapporto hai con la lettura?
Il mio rapporto con la lettura è sempre molto attivo. Leggo veramente di tutto, dai saggi alla narrativa. Ora sto leggendo “La pioggia prima che cada” di Jonathan Coe, che è un libro bellissimo. Pensa che molti libri me li consiglia Massimo Paganelli, uno dei quattro vecchietti del BarLume, lui che è stato ex docente di filosofia ed è una persona di una cultura commovente. Lui tutte le estati che giriamo il BarLume mi dà una lista di quattro, cinque libri e non resto mai deluso. Mi ha fatto scoprire cose meravigliose.