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Sigfrido Ranucci: “Non sarò ai palinsesti Rai, Report merita più rispetto”

Sigrfido Ranucci ha dichiarato che non sarà presente ai palinsesti Rai di quest’anno. Il giornalista e volto di Report ha sottolineato come la trasmissione, premiata come la migliore nell’ambito dell’informazione, abbia bisogno di “più rispetto, in assoluto”.
A cura di Ilaria Costabile
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Alla vigilia dei palinsesti Rai, che si terranno la prossima settimana, è piuttosto significativa la dichiarazione di Sigfrido Ranucci, giornalista e volto di Report, che durante una delle presentazioni del suo libro, La Scelta, ha confermato che non sarà presente all'evento in cui verrano resi noti i programmi della nuova stagione tv del servizio pubblico. Inoltre, non poteva mancare un commento sullo stato del giornalismo in Italia, di cui si è molto dibattuto anche nelle ultime settimane.

L'assenza di Ranucci ai palinsesti Rai

"Non parlo della Rai, vorrei evitare un procedimento disciplinare" dice il giornalista, lasciando trapelare anche uno stato di allerta di chi lavora nel Servizio Pubblico, soprattutto dopo quanto è accaduto a Serena Bortone, punita dopo il Caso Scurati; ma Ranucci rispondendo ad alcuni giornalisti aggiunge: "Posso dire che per la prima volta a distanza di 30 anni non andrò alla presentazione dei palinsesti". Il programma di inchiesta giornalistica di Rai3 ha subito svariati cambiamenti nel corso degli anni e ultimamente si era anche parlato di una nuova collocazione e fascia oraria, a chi gli chiede se il motivo della sua assenza dipenda da queste indiscrezioni, risponde dicendo:

Credo che Report, una risorsa interna, essendo stata premiata come la migliore trasmissione di informazione, quella che incarna di più il servizio pubblico, meriti in assoluto più rispetto.

Sigfrido Ranucci sulla libertà di stampa

Argomento caldo nel corso dell'incontro è legato alla libertà di stampa, dal momento che le inchieste di Report sono spesso state oggetto di critiche e di malcontento, da parte delle istituzioni

In Italia mi sono sempre sentito libero, anche in questi anni. Bisogna mettersi d'accordo su quanta energia devi impiegare per difendere questa libertà di stampa, per renderla più divulgabile, su quanta forza hai ancora per difendere questo e il diritto dei cittadini di essere informati.

A sostenere, ogni giorno il suo lavoro, oltre alla necessità di raccontare la verità, è stato "l'affetto della gente che ho trovato". Ranucci, quindi, sottolinea quanto vedere il pubblico riconoscente si sia rivelata una ricompensa per il lavoro di questi anni: "Mi ha fatto riconciliare con le scelte fatte in questi anni di privilegiare il pubblico come unico editore di riferimento, senza avere nessun padrino politico, dei poteri forti, L'aver scelto di rimanere me stesso. Credo che l'indipendenza sia uno stato dell'anima". Il giornalista mette in evidenza come, però, il sistema di giornalismo investigativo sia in bilico in Italia, dal momento che siamo il paese in cui il lavoro dei giornalisti viene più aspramente criticato e contestato dalla politica:

Si prevede il carcere per i giornalisti che divulgano notizie illecitamente raccolte. Penso ai colleghi del consorzio del giornalismo investigativo come Icij o Irpi che hanno realizzato inchieste straordinarie. Ma mentre negli Usa il consorzio Icij è stato premiato con il Pulitzer, qui rischierebbe il carcere.

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