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Serena Doe accusata di bullismo e misoginia in una chat Telegram: le accuse di influencer e attiviste

Serena Mazzini, meglio conosciuta come Serena Doe, è stata accusata dalle attiviste Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli e dal fotografo Giuseppe Flavio Pagano di avere fatto parte di un gruppo Telegram utilizzato per diffondere contenuti violenti e sessisti insieme ad altre 70 persone. La social media strategist tace. A difenderla la collega Selvaggia Lucarelli con la quale è co-autrice del podcast Il sottosopra. Al momento, non è stata mostrata alcuna prova che dimostri l’esistenza della chat in questione e dei contenuti attribuiti a Mazzini.
A cura di Stefania Rocco
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Una call out indirizzata a Serena Mazzini, social media strategist e content editor meglio conosciuta come Serena Doe, si sta facendo strada sui social da oltre 24 ore. Ad avviarla l’attivista Valeria Fonte che, insieme a Carlotta Vagnoli e al fotografo Giuseppe Flavio Pagano, hanno reso nota l’esistenza di una chat Telegram – della quale avrebbero fatto parte circa 70 persone oltre che la stessa Doe – presumibilmente dedita alla diffusione di contenuti violenti e sessisti. Chat che rischierebbe di provocare non poco imbarazzo alla professionista che per anni è stata il volto di battaglie contro fenomeni quali lo sharenting (l'utilizzo dei minori sui social) e la difesa della privacy, e che nei suoi corsi racconta “il lato oscuro dei social network” con lo scopo di mettere in guardia i fruitori di contenuti digitali dai pericoli della rete. Al momento, non è stata mostrata alcuna prova che dimostri l'esistenza della chat in questione e dei contenuti attribuiti a Mazzini.

Le accuse di Valeria Fonte: "Condivise foto e chat private"

Le Instagram stories di Valeria Fonte
Le Instagram stories di Valeria Fonte

La prima ad accusare Serena Doe è stata Valeria Fonte, attivista che da anni si dedica al contrasto della violenza di genere. Con una serie di Instagram stories, Fonte ha fatto sapere di avere appreso l’esistenza della chat in questione e di averne parlato proprio con Mazzini prima di rendere pubblica l’intera vicenda. “Ieri pomeriggio scopro che Serena Mazzini, che oggi annuncia la cancellazione del suo profilo, ha fatto parte di un gruppo Telegram (fondato dai suoi adepti) in cui ha condiviso senza consenso mie chat private, mie foto per amici stretti, tra cui una foto aftersex, con annessi commenti misogini. Un gruppo con 70 persone che mi hanno visto seminuda senza che io abbia avuto scelta, che hanno letto le mie chat private. Sapete che mi ricorda? I fantomatici gruppi Telegram degli incel. Che bello quando chi si occupa di sharenting, di privacy, di lato oscuro dei social, diventa lei stessa il lato oscuro dei social”, ha scritto l’attivista, “Vi piacerebbe sapere che l’ha fatto solo con me, vero? Invece è un vizio: lo ha fatto con tutte le persone del giro femminista che mi stanno intorno”. Una denuncia lunghissima quella di Fonte che prosegue raccontando la telefonata presumibilmente intercorsa con Doe che ha anticipato la decisione di rendere pubblico quanto sarebbe accaduto.

La denuncia di Carlotta Vagnoli e la chat "Animaletti contro la censura"

Le Instagram stories di Carlotta Vagnoli
Le Instagram stories di Carlotta Vagnoli

Ad accodarsi alla medesima denuncia è stata un’altra nota attivista, Carlotta Vagnoli che, rifacendosi a quanto raccontato dalla collega, ha aggiunto:

Sono stata avvisata di essere stata presa di mira, insieme a tante altre persone, da un gruppo privato di 70 persone creato da Serena Mazzini. Nel gruppo c’erano mie storie verdi, informazioni private, deliri sulla mia vita sessuale, sul mio lavoro e attacchi d’odio feroci. […] Commenti violenti, misogini, transonici, commenti sui corpi, sulla vita sessuale delle persone, sul loro privato, sul presunto loro privato. Un gruppo chiamato Animaletti contro la censura in cui il branco si cibava di materiale ottenuto in modo non consensuale e perfino chat e messaggi privati di alcune persone. La dinamica del branco è la stessa delle chat di soli uomini su Telegram. […] Spero abbiate goduto del mio c***, della mia vita sessuale, delle altre amenità dette sulle persone a cui venivano riservate queste punizioni collettive. Spero davvero lo abbiate fatto perché ora c’è da pagarne le conseguenze. Bizzarro modo di agire per chi lavora sulla tutela della privacy.

Giuseppe Flavio Pagano: “Gigantesca macchina di denigrazione”

Condivide le medesime accuse via Instagram il fotografo Giuseppe Flavio Pagano che sostiene di avere fatto parte del gruppo di persone prese di mira nella chat in questione: “Serena Mazzini crea una chat con 70 persone dove scambiano materiali sensibili messe insieme per costruire una gigantesca macchina di denigrazione e di diffamazione. Per entrare in questo cerchio di interesse bastava essere antipatici a questa signora per ritrovarsi questi schizzi di fango addosso. Anch'io sono una delle persone colpite, ma il danno a me è minimo rispetto ad altri. All'interno c'erano una serie di commenti e azioni denigratorie che sfruttavano sessismo, body shaming, affermazioni legate alla vita privata delle persone, dossieraggio alle relazioni private, in un turbinio di 70 persone che partecipavano attivamente alla creazione di questi materiali Una storia che nasce sui social ma che rischia di finire nei tribunali”.

Selvaggia Lucarelli difende Serena Doe: "Accuse infamanti senza prove"

Le Instagram stories di Selvaggia Lucarelli
Le Instagram stories di Selvaggia Lucarelli

Dal momento in cui le accuse nei suoi confronti sono cominciate, Serena Doe ha preferito restare in silenzio. A difenderla è stata Selvaggia Lucarelli che, insieme a Mazzini, è co-autrice del podcast Il sottosopra. “Da ieri sto leggendo più o meno tutto e il contrario di tutto su una chat Telegram con 70 persone dentro in cui sarebbero apparsi contenuti omofobi, sarebbero stati pubblicati dossioeraggi (!) e dati sensibili oltre che foto aftersex. Serena è stata accusata di farne parte, di essere amministratrice, poi no, non era amministratrice, poi postava lei le foto, poi no. Poi lei il 30 aprile è uscita dalla chat, poi no, poi sì. Nel frattempo, senza alcuna prova, screen, persona fisica che abbia parlato di cosa leggeva lì dentro, parte la shitstorm”, ha scritto Lucarelli in una serie di Instagram stories:

A chi mi chiede “un’opinione” rispondo che non esistono opinioni su fatti che al momento sono accuse infamanti, le cui prove solide e inequivocabili sono delle storie Instagram. Storie Instagram dei gente che “sa” ma non mostra alcuna prova a supporto di ciò che dice. Mi spiace, ma il mio modo di lavorare e la mia professione. Mi fanno provare orrore e raccapriccio per queste modalità cialtrone e pericolose di accusare qualcuno. Anche perché quando si parla di “dossieraggio” vorrei capire di cosa si tratta. Qualcuno ha scritto “oh quello nella vita faceva l’impiegato alle poste e ora fa l’attivista” o “guarda che quello ha i conti all’estero, sua madre è massona e il padre ha un’amante russa”? Per foto intime si intende “foto pubblicate nelle storie Instagram di qualcuna” o foto intime trafugate dal telefono di qualcuna? […] Se io dovessi ritenere attendibili tutte le storie che girano sulle stesse persone che oggi linciano Serena, altro che Oppenheimer. […]

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