Geolier, Ghali e la censura Rai, Roberto Saviano racconta il caos Sanremo
Il caso Ghali sta diventando una vicenda spinosa per la Rai. Dopo le parole dell'amministratore delegato Roberto Sergio, che attraverso un comunicato stampa letto a Domenica In ha espresso una posizione pro Israele, rispondendo di fatto a quello "stop al genocidio" pronunciato da Ghali sul palco di Sanremo. Nella stessa trasmissione, poi, è stato ospite Dargen D'Amico, che è intervenuto sul tema migranti prima che Mara Venier rimproverasse fuori onda i giornalisti presenti per le domande sul tema. A commentare la vicenda a Fanpage.it è Roberto Saviano, che definisce "impressionante quello che ha fatto la Rai a Ghali e Dargen imponendo la lettura di un comunicato".
Le parole di Roberto Saviano su Ghali e Dargen
Saviano sostiene che "nella Sanremo che doveva essere anestetizzata dalla Tv di regime, dalla Rai governata in ogni anfratto dall'estrema destra, accade che Ghali e Dargen parlino di pace e la pace non è mai divisiva non hanno fatto altro che pretendere che le vittime civili in questa guerra atroce siano risparmiate. Ghali e Dargen parlando di pace, si sono fatti interpreti anche di migliaia di israeliani che non sono d'accordo con la politica di Netanyahu. Si sono fatti portavoce dell'orrore che stanno subendo migliaia di palestinesi innocenti che nulla c’entrano con le milizie di Hamas e che stanno pagando un prezzo altissimo. Sono stati artisti che parlano alla loro generazione, sono stati artisti che hanno fatto gli artisti, cioè hanno guardato il mondo in cui vivono".
Le accuse al tentativo di censura Rai
L'autore quindi si scaglia contro la Rai per l'atteggiamento censorio del servizio pubblico:
Impensabile poter censurare questo e vedete per quanto possano tentare di governare ogni singola virgola, costruire una struttura completamente compiacente al governo, l'arte, l'indignazione, la riflessione, la condivisione trovano sempre strade per emergere e arrivare.
Quindi Saviano conclude: "Esattamente come quando Ghali ha iniziato a cantare in arabo moltissimi non l'hanno compreso, ma è arrivato. È questa la meraviglia dell'altro, e questa è la potenza dell'arte, non hai bisogno sempre di arrivare con la logica, ma devi sentire e in questo sentire ci si riconosce umani".