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Rocco Siffredi e la morte del fratello: “Dei bambini gli diedero una botta in testa”

Siffredi racconta il dramma della scomparsa di suo fratello Claudio: “Ricordo il ritorno dall’asilo e la vista di mia madre che strillava alla finestra del balcone”.
A cura di Andrea Parrella
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In queste settimane Rocco Siffredi sta raccontando il suo esordio a teatro, con un racconto della propria vita da un punto di vista, il suo, che vuole essere inedito, come aveva spiegato in questa intervista a Fanpage.it. Simbolo del porno in Italia, Siffredi ripercorrerà la sua vita toccando anche i momenti di dolore profondo, su tutti il trauma vissuto da bambino a causa della morte di suo fratello, dettaglio raccontato anche nella serie Tv Supersex, in cui Alessando Borghi interpreta il pornodivo negli anni di massima visibilità. Della scomparsa del fratello Claudio, Rocco Siffredi ha parlato anche come ospite del podcast One More Time: "È morto da bambino con attacchi epilettici mentre dormiva. Nelle case popolari dei bambini gli hanno dato una botta in testa con una mazza di ferro. Non era curabile per quel periodo".

Le parole di Rocco Siffredi sulla scomparsa del fratello

Siffredi quindi ha parlato dell'effetto che questa perdita ha avuto sulla sua crescita: "Se mi chiedi quali sono miei ricordi infanzia io dirò: il giorno in cui sono tornato a casa dall’asilo e ho visto mia madre che strillava alla finestra del balcone, mio padre che si metteva la mano sugli occhi, mio fratello sdraiato sul letto e tutta la gente che piangeva. C’era un compleanno avvenuto qualche giorno prima, quindi c’erano dei palloncini, io sentivo le grida di mia madre e io, allo stesso tempo, esplodevo per la rabbia i palloncini. Per me l’infanzia parte da lì”.

Il rapporto con la madre

Un evento sconvolgente, quello della morte del fratello, non solo per Siffredi, ma soprattutto per la madre, che dal momento della scomparsa è di fatto cambiata in modo irreversibile: “A coccole ero messo malissimo perché avevo una mamma che stava troppo male dopo la morte mio fratello. Per il primo anno dopo che è morto lei metteva il piatto di pasta sul tavolo per lui dicendo: tra un po’ arriva. Aveva un atteggiamento di rabbia con la vita, non verso di me ma verso sé stessa quasi a dire: perché devo soffrire così tanto?. Quando mi voleva punire mi mordeva, mi rompeva i piatti in testa. Non l’ho mai vista come una persona sbagliata, ma come una persona estremamente sofferente e il mio sogno da bambino è sempre stato quello di cercare di alleviare le sofferenze di mia madre”.

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