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Roberto D’Agostino: “Roma è una città che Dio ha inventato col diavolo accanto”

Roberto D’Agostino ha presentato il suo documentario “Roma santa e dannata” piena di riferimenti e aneddoti: “Sono arrivato alla conclusione che Dio si è inventato una città con il diavolo accanto. Una città ambivalente e capace di tutto, anche di trasformare Berlusconi in un premier, De Michelis in un ballerino, Renzi in uno statista, Valeria Marini in un’attrice”.
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Roberto D'Agostino racconta al Corriere della Sera, intervistato da Aldo Cazzullo, il suo documentario Roma santa e dannata, realizzato con Marco Giusti. Racconta la storia di una città e dei suoi abitanti eccellenti, le notti indiavolate di locali alla moda, altri più nascosti come lo storico sexy club "Degrado" o il "Mucca Assassina". Come dice il patron di Dagospia: "Sono arrivato alla conclusione che Dio si è inventato una città con il diavolo accanto. Una città ambivalente e capace di tutto, anche di trasformare Berlusconi in un premier, De Michelis in un ballerino, Renzi in uno statista, Valeria Marini in un’attrice".

La certezza di Roma: il Vaticano

Roberto D'Agostino, nel parlare dell'esperienza di Dagospia, spiega che Roma ha una sola certezza che è il Vaticano. E spiega: "Dalla politica arrivano a Dagospia soffiate di ogni tipo, e nessuno ha mai scoperto la fonte. Ma quando un alto prelato cominciò a tenere sul mio sito una rubrica sui segreti vaticani, i suoi lo beccarono dopo una settimana". Il caso Emanuela Orlandi: "Il Vaticano lì non c'entra nulla. È un delitto che semmai è stato usato per colpire il Vaticano". 

Gli aneddoti: "Renato Zero fu scambiato per donna all'ospedale"

Deliziosi alcuni aneddoti presenti, come quello dell'incidente con Renato Zero dopo una notte al Piper:

Il post-discoteca consisteva nel salire nella 500 di un amico, dotata di mangiadischi, e girare senza meta per il centro di Roma. Scombussolata dal ritmo di “Satisfaction”, l’auto non rispettò l’incrocio di via Sicilia, alle spalle di via Veneto. Il crash fu pauroso, ancor di più il posto dove fu sbattuta la 500: in mezzo alle bare delle pompe funebri Scifoni, negozio dotato di ampie vetrate che andarono in frantumi. Con la testa rotta, il volto bucherellato di vetri, io e Renato fummo portati al Policlinico Umberto I. Io al reparto maschile, lui a quello femminile. Cominciai ad urlare che Renato aveva il pisello ma gli infermieri non potevano credere che quella creatura bellissima, magrissima, capelli lunghissimi e addobbata di una tutina di lurex fosse un ragazzo.

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