Remo Girone: “Il cancro durante La Piovra, volevano cacciarmi ma mia moglie mi salvò”
Remo Girone torna a parlare di uno dei momenti più critici della sua vita e della sua carriera. Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l'attore è tornato sul periodo della malattia vissuta a cavallo tra la nona e la decima stagione de La Piovra, serie in cui è stato interprete con il celebre personaggio di Tano Cariddi. In quel periodo, infatti, fu colpito da un tumore alla vescica e questo stava per compromettere seriamente la sua carriera e la sua permanenza nella serie.
Il tumore durante le riprese de La Piovra
Al corriere Girone ha spiegato che "Lavorare e combattere con la malattia non è stato facile. Dopo essermi operato, dovevo fare della chemioterapia e i produttori della fiction volevano interrompere il contratto, sostituendomi con un altro personaggio simile". Cosa che lo portò a contestare fortemente l'ipotesi e l'attore racconta che ad avere una grande intuizione fu Victoria Zinny, sua moglie da quasi 50 anni: "Andai a reclamare, accompagnato dal mio avvocato, ma poi fu mia moglie a sfornare una brillante idea. Siccome stavamo girando la nona serie, propose al regista di farmela chiudere in anticipo con una bellissima scena e di riprendermi nel cast per la decima serie, dopo aver terminato le mie cure. Così è stato: il tumore guarito e Tano Cariddi di nuovo in pista.
Remo Girone e il racconto della depressione
Nella stessa intervista Girone ha spiegato di aver patito un periodo di depressione nel bel mezzo della carriera: "Ero stato scelto da Luca Ronconi per fare un suo spettacolo. Avevo già lavorato con lui, ma mi resi conto che non ero adatto al ruolo che mi proponeva, non ce la facevo e il regista mi sostituì. Mi crollò il mondo addosso, pensavo di aver sbagliato tutto nella mia vita. Per curarmi, ho fatto psicoanalisi per anni, mi sono imbottito di psicofarmaci, la depressione andava e veniva". A consentirgli di uscire da questo momento di crisi fu il ruolo interpretato in “La brace dei Biassoli”, tratto dal romanzo omonimo e autobiografico dello psichiatra e scrittore Mario Tobino, con cui ebbe poi modo di parlare:
Ho trascorso un pomeriggio intero con lui, parlammo a lungo e alla fine della sua analisi sentenziò: smettila di prendere psicofarmaci così pesanti, ti distruggono la personalità e non andare più dall’analista… puoi farcela da solo. E aveva ragione, così è stato.