126 CONDIVISIONI

Raffaella Mennoia e la diagnosi medica sbagliata: “Spero che nessuno viva ciò che ho vissuto io”

L’autrice televisiva Raffaella Mennoia torna a parlare della diagnosi medica errata di cui è stata vittima alcuni anni fa. Le diagnosticarono la neuropatia, ha spiegato in alcune stories su Instagram, ma dopo due anni di cure si rese conto da sola che qualcosa non tornava. “Non ho denunciato perché ero stanca”, le parole.
A cura di Gaia Martino
126 CONDIVISIONI
Immagine

Dopo il post di una settimana fa in cui annunciava di essere stata vittima di una diagnosi errata da parte di un medico, Raffaella Mennoia torna a parlare del problema di salute che l'ha colpita anni fa. Con alcune IG stories, l'autrice televisiva, braccio destro della mente di Fascino, ha rivelato maggiori dettagli sui sintomi e su cosa le è successo a seguito alcuni esami.

Le parole di Raffaella Mennoia

"Vi racconto la mia esperienza. Faccio difficoltà a raccontare questa storia, se non l'ho fatto fino ad ora è perché faccio difficoltà. Penso che il dolore vada vissuto in una maniera più intima e non manifestato sui social. Mi rendo conto che è giusto che io faccia chiarezza, come aiuto per chi mi segue, se potrà esserlo". Così comincia il lungo racconto di Raffaella Mennoia su Instagram. Attraverso alcune stories, l'autrice televisiva, dalla villetta in Sardegna in cui si trova per registrare Temptation Island, è entrata nel dettaglio di quanto le è accaduto qualche anno fa.

Qualche anno fa, dopo aver avuto dei disturbi ad una gamba, disturbi come mancanza di forza, crampi, fitte dietro al polpaccio, iniziai a fare visite, analisi, risonanze magnetiche e esami invasivi e dolorosi come l'elettromiografia. Non si arrivava a capire cosa avessi. Andai da un neurologo perché non sapevo a chi rivolgermi.

Raffaella Mennoia ha continuato il suo discorso spiegando che, "dopo varie visite, dopo aver sentito vari professionisti, mi sono rivolta a un medico che si occupava del periferico". Ha aggiunto: "Abbiamo iniziato a indagare sulla mancanza di forza, sul perché il tono muscolare crollava nonostante mi allenassi. Feci una risonanza e mi diagnosticarono una malattia del sistema immunitario, la neuropatia. Inizio a curarmi con cortisone, immonuglobuline, una volta a settimana all'Ospedale al Gemelli, poi una volta al mese, per due anni". Non ha nascosto la difficoltà riscontrata nel frequentare quel tipo di reparto e confrontarsi con altri pazienti: "Pensavo all'evoluzione della mia malattia. A un certo punto inizio a convincermi che quello che mi avevano diagnosticato non poteva essere vero. Confrontandomi con altre persone a cui era stata diagnosticata la mia malattia mi rendevo conto che c'era qualcosa che non andava". Così decise di informarsi e di volare in Minnesota.

Vengo ricoverata, visitata, vivisezionata con una serie di esami dolorosi, invasivi, mortificanti psicologicamente. Sono stata lì per un periodo. La diagnosi per fortuna mi dà ragione, una diagnosi di esclusione. Non voglio entrare nello specifico, non vorrei condizionare nessuno. Quando mi viene detto che ho un'altra cosa, non una malattia autoimmune, sono passati anni e la diagnosi per esclusione era corretta.

"Ero stanca, per questo motivo non ho denunciato"

Il discorso di Raffaella Mennoia, ha spiegato, è nato per sensibilizzare la ricerca e non per screditare i medici. "Non vi sto dicendo non fidatevi dei medici, anzi, menomale che ci sono loro. Mi avete detto "Perché non hai denunciato?". Ero stanca, volevo mettere un punto e una croce a questa esperienza. Non è nella mia natura inseguire qualcosa, neanche seguire una strada nella quale avrei dovuto affrontare processi. Non ce la faccio. Spero che nessuno passi quello che ho passato io" ha continuato. Un professore, Gasparotti, che lavora nell'Ospedale di Brescia le ha saputo dare una mano: "Ognuno, però, ha il suo percorso. Vi sto dando un consiglio, vi dico che il professor Gasparotti a Brescia mi è stato di grande aiuto. Al fronte di un medico che ha sbagliato una diagnosi, c'è stato un medico che mi ha dato la giusta indicazione di dove andare a rivolgermi. I sintomi che avevo ve li ho raccontati sommariamente perché non voglio condizionare nessuno. Il fatto di aver avuto questa esperienza mi ha fatto avvicinare al reparto in cui ci sono tanti pazienti di sclerosi. La ricerca è importante e non smetterò mai di dirlo. Ci tengo a questa cosa" ha concluso.

126 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views