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Processo Baby Reindeer, Richard Gadd: “Fiona Harvey non mi lasciava in pace, lo stalking mi ha traumatizzato”

Durante il processo per la causa intentata da Fiona Harvey (la “vera Martha Scott”) contro Netflix, Richard Gadd ha raccontato le circostanze reali che hanno ispirato la serie Baby Reindeer: “Non salivo sugli autobus e sulla metropolitana per paura di incontrarla, e più di tutto temevo che potesse fare del male ai miei genitori”.
A cura di Eleonora di Nonno
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Per Richard Gadd, creatore e interprete di Baby Reindeer, gli anni di stalking da parte di Fiona Harvey – che ha fatto causa a Netflix per il suo ritratto nella serie con il nome di Martha Scott– sono stati "profondamente traumatizzanti". Secondo quanto riportato su Rolling Stone, Gadd ha parlato della sua esperienza di vittima nel corso di un'udienza del processo per la causa intentata da Harvey: "Avevo paura, soffrivo di attacchi di panico".

Richard Gadd: "Ho pregato Harvey di lasciarmi in pace"

"Quando lavoravo al pub dovevo continuamente cercare di evitare le sue avances e i suoi contatti fisici non richiesti – ha chiarito Richard Gadd nella nota per l'udienza – Ho pregato Harvey di lasciarmi in pace ma lei ha sempre ignorato le mie richieste e non ha mai smesso di avere quegli atteggiamenti nei miei confronti". La situazione per l'uomo era insostenibile, tanto da provocargli un forte malessere psicofisico. Gadd ha raccontato di avere paura e di soffrire di attacchi di panico: "Non salivo sugli autobus e sulla metropolitana per paura di incontrarla, e più di tutto temevo che potesse fare del male ai miei genitori".

Baby Reindeer a processo

Nonostante in apertura di Baby Reindeer venga chiarito come non si tratti di una storia vera, sono tanti i punti di contatto tra i protagonisti dell'opera di finzione e quelli della realtà. Nella serie la protagonista Martha Scott, definita da Gadd "un'iperbole" di Fiona Harvey, viene descritta come una stalker, arrestata due volte e condannata per un totale di cinque anni di carcere. Harvey, che ha denunciato Netflix accusando la piattaforma di diffamazione, sostiene di non essere mai stata condannata per nessun crimine. Richard Gadd la conobbe nel 2014, quando lavorava al pub The Hawley Arms di Londra e la denunciò nel 2016 dopo due anni di molestie (perpetrare tramite mail sessualmente esplicite e note vocali). Gadd ha sempre sostenuto di aver dovuto sopportare numerose "interferenze" di Harvey nella sua vita, tanto da costringerlo a rivolgersi alla polizia. Dopo aver ricevuto un First Instance Harassment Warning, un avviso dalla polizia londinese, la donna smise di mandargli mail e messaggi. In sede di processo Netflix ha portato le dichiarazioni di Craig Seymour, ex manager del pub dove lavorava Gadd, e di Laura Wray, anche lei presa di mira per cinque anni da Harvey.

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