Piero Chiambretti: “A Mediaset comanda lo sponsor, in Rai la politica. Non bisogna accontentarli, ma esistono”

Piero Chiambretti è tornato a condurre un programma in Rai da pochi giorni. Dopo la sua esperienza in prima serata, ora è nell'access di Rai3 con "Fin che la barca va", un programma che indaga l'attualità da un punto di vista molto vicino a quello stile che ha sempre contraddistinto Chiambretti.
Le parole di Chiambretti a Tv Talk
Il conduttore è intervenuto a Tv Talk per parlare della trasmissione, rispondendo anche ad alcune domande legate all'attuale contesto televisivo, e soprattutto alle sue plurime esperienze che lo hanno visto impegnato sia sulle Tv private, da La7 a Mediaset, che per il servizio pubblico. Sulle differenze tra i due contesti, Chiambretti è stato cristallino: "Nella tv privata comanda lo sponsor. Nella tv pubblica comanda la politica. Non bisogna accontentarli, ma sapere che esistono".
"Se sono in Rai non è per il mio colore politico"
Un concetto che in realtà aveva più volte sottolineato, era successo anche in un'intervista a Fanpage.it dello scorso anno, quando avevi parlato senza peli sulla lingua dell'influenza politica in Rai:
Credo che esista una televisione lottizzata e le ho conosciute perché in Rai ci sono stato 15 anni. Non c'è lottizzazione a Mediaset, quasi nulla a La7. La Rai, invece, vive come appendice del Governo che sceglie uomini del proprio colore politico per gestire informazione e palinsesto. Detto questo, però, credo che se gli spazi, come nel mio caso, vengono difesi e il lavoro di tutti costruisce un discorso, non dico pluralista, ma non unico, questo è già una buona risposta a quella che viene chiamata TeleMeloni. Al momento, non ho ricevuto pressioni di nessun tipo. Se sono tornato alla Rai non è certo per il mio colore politico, anche perché non ce l’ho. Sono abbastanza deluso dalla politica e anche le ultime elezioni, con l’astensione che c’è stata, ha dimostrato questa delusione. Dopodiché, io non mi sento il cocco di nessuno, vivo e accarezzo la mia bacheca con dentro quello che ho fatto. Mi sono proposto e Roberto Sergio e il resto dell’azienda ha accettato le mie proposte. È importante la coerenza. Per questo quando mi dicono ‘il solito programma’, io dico non è ‘il solito programma’, è la solita coerenza. Ho lavorato a Rai1, Rai2, Rai3, Rete4, Canale 5, Italia1 e La7. Ho lasciato segni indelebili ovunque, dai Festival di Sanremo al Laureato, dai Chiambretti Night alla Repubblica delle donne. Mi sono interfacciato con ogni tipo di dirigente, con ogni tipo di colore politico, con ogni tipo di obiettivi. Il fatto di aver lavorato in tutte queste aziende vuol dire che se uno fa progetti televisivi e basta, può avere più vita lunga di chi invece è espressione di un colore o di una bandiera politica che rappresenta.