video suggerito
video suggerito
Opinioni

Perché Sabrina Impacciatore merita il successo americano che l’Italia non ha saputo ancora darle

Dal cast di White Lotus alla scrivania di Jimmy Kimmel per un’intervista travolgente, vivace, fuori copione. Sabrina Impacciatore è l’antitesi della diva da Madame Tussauds e anche “solo” per questo meriterebbe una statua. Incomprensibilmente sottovalutata nel nostro Bel Paese, oltreoceano viene già definita “la Lady Gaga italiana”. E non c’è nulla da eccepire.
A cura di Grazia Sambruna
23.206 CONDIVISIONI
Immagine

"Allora". Questo l'intercalare che Sabrina Impacciatore usa più spesso mentre chiacchiera in perfetto inglese con Jimmy Kimmel per un'intervista internazionale che arriva grazie al successo della seconda stagione di White Lotus, la serie HBO disponibile su Sky e Now in cui la vediamo recitare nei panni di Valentina, rude manager del resort che dà il titolo alla fiction. Alla prestigiosa testata Vulture, l'attrice aveva già detto: "Non sono mai stata la ragazza carina che cerca di piacere a ogni costo e nemmeno ci tenevo. Ho sempre voluto essere me stessa, libera e pronta a lottare per i diritti di tutti".

Più di una guerriera Sailor, più di un'Instagram sensation, Sabrina Impacciatore è la star che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi, scambiandola per un'abat jour. Mentre Vulture stessa la definisce "la Lady Gaga italiana", auspicandole una pronta collaborazione sul set insieme a Stefani Germanotta, con ogni evidenza, non siamo stati in grado di meritarci Sabrina Impacciatore. Però lei, non esiste dubbio a riguardo, si merita tutto. E, finalmente, lo sta ottenendo.

Sabrina Impacciatore in White Lotus
Sabrina Impacciatore in White Lotus

Nata a Roma da padre abruzzese e madre sarda di Burgos, com'è noto, è stato Gianni Boncompagni e quindi Non è la Rai a tenere a battesimo la sua carriera televisiva. Protagonista di siparietti comici, spesso in coppia con Lucia Ocone, c'è chi ancora tiene scolpita nella memoria come nei ventricoli la sua irriverente posta del cuore. O la volta in cui, incredibili gli anni Novanta, si propose di fare le meches a Giorgio Pasotti senza ammoniaca diretti da Muccino. Poi, i corsi all'Actor Studios di New York e il sogno del cinema.

Sogno che, di apparizione televisiva in apparizione televisiva, si realizza nei primi anni Duemila. Il sodalizio artistico più di rilievo è forse proprio quello con il regista Gabriele Muccino che le dà occasione di brillare ne L'Ultimo Bacio e A Casa Tutti Bene. Intanto, si avvicendano per lei commedie minori e sfavillanti incursioni nel piccolo schermo: nel 2010 è stata la prima donna in assoluto a condurre il Concertone del Primo Maggio. Oggi, da Kimmel, lo dice chiaramente: "Quando ero bambina, scrissi sul mio diario che da grande sarei diventata un'attrice e che la mia vita sarebbe stata un film. Infatti, spesso è stata un horror. Dev'essere perché all'epoca mi dimenticai di precisare il genere". Impossibile non ringraziarla, dal profondo del cuore, per aver sempre lasciato parlare il suo lavoro, le sue interpretazioni, al posto di attirare l'attenzione con sciagure che, evidentemente, le saranno pur capitate. Come a ognuno di noi.

Intensa sia nel dramma che nella commedia, a differenziarla dal resto del parterre di volti che fanno parte dello showbiz nostrano, un fatto oggettivo: si diverte. Antitesi della diva da Madame Tussauds, dà l'impressione, genuina, di essere grata, entusiasta, un vero e proprio vulcano in iperattività che travolge tutti, perfino lo stesso Kimmel. Impossibile non rimanere affascinati da questa donna di 54 anni animata dal fervore di una ragazzina alla scoperta del mondo. Più è reale, più funziona. E di "finto" Impacciatore sembra non avere proprio nulla, gaffe comprese. Pur essendo una professionista enorme nel suo lavoro, da sempre mostra una assoluta allergia al divismo, non le riesce di prendersi sul serio, nel suo DNA c'è lo show. E questo dà, spontaneamente, al pubblico fin dai tempi di Macao, dove ci ha regalato la splendida aspirante attrice Darla con "la Monichetta" (Bellucci) come miglior amica che tenta di sabotare a ogni piè sospinto salvo dichiararsi sempre molto "felice per lei".

Con Giorgio Pasotti ne L'ultimo bacio
Con Giorgio Pasotti ne L'ultimo bacio

Oggi Impacciatore si è finalmente potuta togliere la maschera comica di ogni personaggio che ha interpretato e ne è emerso il suo vero volto, il talento principale che possiede: la personalità, il carisma, una scala Mercalli di range empatico tale per cui sarebbe in grado di "arrivare" all'interlocutore, in primis al pubblico, pure se si trovasse nel bel mezzo di un'intervista in turco. Non sapendo spiccicare una parola di turco. Eletta icona gay "anche se non so come mai", Impacciatore è un'icona e basta. Abbiamo passato fin troppo tempo a darla per scontata, come se fosse complemento d'arredo dei nostri piccoli e grandi schermi.

Ora che l'America la ama (già Mel Gibson l'aveva voluta come Santa Veronica ne La Passione di Cristo), non abbiamo più scuse: finalmente un talento che il mondo ci invidia e di cui poter andare orgogliosi, senza se e senza ma. Di solito, il successo è sinonimo di critiche, spesso aprioristiche. Nemo profeta in patria e, infatti, ogni volta che un personaggio nostrano raggiunge un qualche apice internazionale, inizia la gogna social: "non è poi ‘sto granché", "comunque il mio falegname con 30mila lire lo faceva meglio" e così via. In questo caso, non succede. Perché è impossibile non ammirare la spontanea brillantezza, la dirompente vivacità di Sabrina Impacciatore. Una creatura da patrimonio Unesco, fuori campionato e fuori copione. Non ce la siamo meritata, è ovvio. Ma facciamo sempre in tempo a recuperare. Perché lei si merita tutto.

23.206 CONDIVISIONI
Immagine
Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views