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Perché Barbara D’Urso ha querelato Naike Rivelli, parlano i legali della conduttrice

I legali di Barbara D’Urso smentiscono quanto dichiarato nel corso della prima udienza, tenutasi ad Alessandria, del processo a seguito della querela sporta dalla conduttrice nei confronti di Naike Rivelli. La figlia di Ornella Muti è processata per diffamazione aggravata ai danni dell’ex volto Mediaset.
A cura di Ilaria Costabile
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Nella giornata di ieri, 13 marzo 2024, si è svolta ad Alessandria la prima udienza del processo che vede imputata Naike Rivelli per diffamazione aggravata ai danni di Barbara D'Urso. Stando a quanto dichiarato dai legali della figli di Ornella Muti, la querela sarebbe stata sporta dalla conduttrice a seguito di video "lesivi del suo onore e della sua reputazione", ma gli avvocati dell'ex volto Mediaset hanno smentito quanto dichiarato, sottolineando che "la querela sporta da Barbara d'Urso nei confronti di Naike Rivelli risale a cinque anni fa e non aveva oggetto siparietti ironici o sarcastici, né commenti critici su un modello di televisione". 

La smentita dei legali di Barbara D'Urso

Come riportato da Dagospia, infatti, gli avvocati Salvatore Pino e Marco Farina hanno dichiarato quali siano stati i reali motivi che hanno portato Barbara D'Urso a querelare Naike Rivelli, smentendo quanto affermato dagli avvocati dell'attrice e influencer, rimarcando gli intenti "non ironici" con i quali furono girati e pubblicati i video di cui si parla:

Come puntualmente riportato anche nei capi di imputazione, la querela riguardava le dichiarazioni con cui Rivelli aveva pubblicamente sostenuto che Barbara d'Urso avesse "un amante in Mediaset", utilizzando espressioni sessiste e locuzioni di irripetibile volgarità, la cui valenza offensiva è stata riconosciuta anche dalla Procura di Alessandria che ha ritenuto di processare Rivelli per il delitto di diffamazione aggravata. Le esternazioni della Rivelli, come peraltro spiegato proprio in occasione dell'udienza di ieri, si inserivano per di più nel contesto di una ossessiva campagna denigratoria, attestata da numerosissimi post e video-messaggi contro Barbara d'Urso, che Rivelli ha pubblicato prima e anche dopo la querela, a riprova del suo intento assai poco ironico e per nulla sarcastico.

Le ipotesi sulla risoluzione della controversia

Il processo era già stato aperto nel gennaio 2023, ma solo nell'udienza svoltasi ieri ad Alessandria sembra ci sia stata l'intenzione di trovare una conciliazione bonaria tra le parti. Secondo i legali di D'Urso, però, "sembra il frutto di un pentimento tardivo e assai poco sincero, come del resto dimostra anche il tenore delle dichiarazioni della signora Rivelli per come riportate dalla stampa". 

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