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Paola Egonu: “Se mio figlio fosse nero sarebbe condannato all’infelicità, non so se ne vale la pena”

È un racconto straziante quello dei traumi che Paola Egonu si porta ancora dietro dalla sua infanzia. “So già che se mio figlio fosse di pelle nera, vivrebbe tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri”.
A cura di Giulia Turco
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Quello di Paola Egonu a Sanremo sarà un intervento denso di significato, di rabbia e di rivincita su una vita che inizialmente si è presentata in salita per lei, campionessa italiana di pallavolo che ha attraversato le insidie del razzismo. Un male ancora oggi difficile da debellare: “Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei”. 

Paola Egonu racconta il razzismo vissuto durante la sua infanzia

È un racconto straziante quello dei traumi che Paola Egonu si porta ancora dietro dalla sua infanzia. I primi episodi razzisti sono arrivati all’asilo. “La maestra non mi mandava in bagno. Ci andai di corsa, senza permesso. Troppo tardi: mi ero fatta tutto addosso. La maestra mi ha riso in faccia: ‘Oddio, fai schifo! Ma quanto puzzi!’. E per il resto del giorno non mi ha cambiata”, racconta in una dolorosa intervista a Vanity Fair. “Ancora oggi, dopo 20 anni, fatico ad usare una toilette che non sia quella di casa mia”.

Ecco perché, guardando al futuro, non vorrebbe mai che suo figlio potesse passare lo stesso incubo. “So già che se mio figlio sarà di pelle nera, vivrebbe tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri”, spiega la pallavolista. “Vale la pena far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”.

La bisessualità e la storia d'amore con Katarzyna Skrupa

Anche il suo orientamento sessuale ha creato instabilità nella sua vita privata. Era il 2018 quando per la prima volta parlava della sua fidanzata Katarzyna Skrupa, palleggiatrice polacca alla quale regalò un emozionante bacio al fine di una partita. In un’intervista al Corriere della Sera in seguito ha spiegato: “Mi sono innamorata di una collega, ma non significa che oggi non potrei innamorarmi di un ragazzo, o di un’altra donna”. Ad ogni modo anche questo nodo non è stato semplice da affrontare: "I miei genitori l'avevano preso malissimo. Erano preoccupati di quello che avrebbero pensato gli zii o i vicini di casa. Poi hanno capito che la mia non era una scelta. Chi opterebbe per uno stile di vita che ti mette contro tutti? Certe cose capitano e basta”.

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