Morto a 62 anni l’attore Franco Ravera, aveva recitato in “Boris” e “Benvenuto Presidente”
È morto Franco Ravera. L'attore si è spento all'età di 62 anni dopo una lunga malattia che aveva tenuto nascosta agli amici e colleghi che lo stanno piangendo in queste ore. La notizia del decesso risale al 31 maggio ed è emersa proprio in relazione ai ricordi dell'attore pubblicati sui social da chi aveva lavorato con lui.
Volto comparso in serie Tv e film molto celebri in Italia, era molto impegnato con il teatro e tra gli ultimi lavori c'era stato "Il piacere dell’onestà" di Luigi Pirandello, portato nel 2021 allo Stabile di Torino insieme all’amico Valerio Binasco. Sul grande schermo Franceo Ravera si è fatto conoscere prevalentemente per ruoli secondari in film di successo come "Benvenuto Presidente" e "Bentornato Presidente", entrambi al fianco di Claudio Bisio, nonché "La ragazza del lago" con Toni Servillo e "Texas", diretto da Fausto Paravidino che, come riporta La Stampa di Torino, ricorda così l'amico e collega: "Franco era uno straordinario attore, un istintivo autentico, quel tipo di professionista che vorremmo essere tutti noi in questo mestiere. Era connesso in profondità con la sua lingua d’origine che sapeva portare in scena con autenticità assoluta, ma mai pago e soddisfatto di sé, da intellettuale e poeta qual era".
Tra i ruoli per cui Ravera è ricordato dagli appassionati, anche quello in "Boris", dove si era visto per un solo episodio della terza stagione, ricordato come uno dei più significativi della serie ideata da Torre, Vendruscolo e Ciarrapico. Era lui l'editor di "Machiavelli" destinato ad affiancare Renè Ferretti in quel lavoro che sarebbe risultato la sua rovina. Un ruolo che, per quanto piccolo, ha conquistato la definizione di cult proprio per l'episodio al quale è associato.
La carriera di Ravera parte dagli esordi di fine anni '80 e primi '90, al seguito della compagnia Gli Spicchi di Acqui e alla Soffitta di Ovada. Nel 1995 si esibisce con lo spettacolo "Il bicchiere della staffa" di Harold Pinter, realizzato proprio insieme a Paravidino. Si tratta di un ruolo che gli permette di farsi notare e fare così il salto nel professionismo. Come ha raccontato Paravidino al tempo l'attore faceva l'operaio e la prospettiva di lasciare tutto per darsi al teatro lo spaventava. Una persona da tutti definita essenzialmente riservata e quasi timida, al punto da nascondere quella malattia che lo ha portato a morte prematura.