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Matrimonio Segre/Seymandi a Torino, Alba Parietti: “Un moderno ed educato delitto d’onore”

Il commento di Alba Parietti a proposito del caso della settimana, il matrimonio saltato tra Massimo Segre e Cristina Seymandi con la lettera, letta in publico, in cui il futuro sposo elencava i presunti tradimenti della compagna.
A cura di Stefania Rocco
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Il matrimonio mai celebrato tra Massimo Segre e Cristina Seymandi è diventato rapidamente il caso del momento. Il plateale gesto del banchiere che, nel corso della festa di fidanzamento ha annunciato che non avrebbe sposato la compagna, leggendo davanti a tutti gli inviati una lettera in cui si elencavano i suoi presunti tradimenti, ha avuto enorme ripercussioni mediatiche sulla ex coppia. Tanto che perfino numerosi personaggi famosi hanno commentato i fatti accaduti a Torino. L’ultima, in ordine di tempo, è stata Alba Parietti che del capoluogo del Piemonte è originaria.

Il commento di Alba Parietti

Al noto matrimonio torinese, Parietti ha dedicato un post su Instagram. “La vendetta è un piatto che va consumato caldo ma tenendolo al freddo per servirlo a pieno. Un moderno ed educato modo di mettere la merda nel ventilatore e servire un delitto d’onore esangue. Un delitto bianco”, ha scritto l’attrice e conduttrice, “La torinesità è sicuramente nello stile di questo piatto, servito con clamore. Un uomo innamorato e tradito che lascia con una platealità totale e dei modi educati, mesti e gentili. ‘Lascio libera la donna che amo di farsi una vita con chi ama e per lei provvederò comunque io’. Cosa che non fanno molto spesso i potenti o i ricchi con donne con le quali magari hanno condiviso vite intere e figli. Traduzione: questa donna pagata io l’ho. Come una moderna Traviata, Margherita Gautier, la signora delle camelie, viene lasciata a una festa ma con l’abito avvelenato di Medea e non con un pugno. Ma quella carezza è una pugnalata

Alba Parietti critica Massimo Segre: “Una forma di esibizionismo”

Parietti continua a criticare Segre e la scelta di esibire in pubblico una faccenda che sarebbe dovuta restare nel privato: “Sono torinese e riconoscono nello stile il falso cortese che non è falso e cortese. La falsa grazia per noi, data da quell’educazione sabauda che fa parlare a voce bassa e ferma, evita le piazzate ma trafigge con crudeltà anche verso se stessi. Una forma esibizionistica all’ennesima potenza e un narcisismo perfido intelligente, freddo ma sofferente, liberatorio che taglia la testa e si obbliga a ritrovare dignità”. La conduttrice associa l’atteggiamento del mancato sposo a un modo di fare prettamente torinese:

Non urliamo, non facciamo scenate ma non facciamo feriti. Siamo torinesi . E io in questo comportamento ritrovo anche il senso dell’umorismo un po’ inglese unito al gusto dandy della signorilità di chi trova una via d’uscita in un gesto signorilmente eclatante da cui non si torna indietro. Come Ulisse mi lego all’albero della mia dignità e l’esercito. Immagino il tempo a pensare, a meditare come costruire questa trappola al veleno che lo avrà trafitto e addolorato. Ma che dignità c’è nella presa di coscienza della verità esibita? Il cosiddetto “cornuto” o “cornuta” o “lasciato” è oggetto spesso di derisione o al massimo compatimento. Ma agli occhi altrui non viene considerato un vero lutto da guardare con rispetto, perché ti espone al pubblico ludibrio e se di questo sei conscio, ancor peggio la gente ti considera colpevole. Forse questo è un moderno ed educato delitto d’onore.

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