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Massimo Ceccherini come ha speso i soldi del Ciclone: “Donne, locali e polverine, lo facevano tutti”

L’attore toscano, nel fantastico Roma santa e dannata di D’Agostino, rivela di aver ‘sputtanato’ i soldi del Ciclone a Roma tra donnine, alcool e polverine. Ma lo fa con una sorprendente vena poetica: “Nessuno mai vuole andare a letto a Roma. Perché è tutta gente che si sente sola e vuole viverla fino in fondo, fino alla fine”.
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In quel capolavoro di aneddoti e fattarielli che è Roma, santa e dannata di Roberto D'Agostino, andato in onda il 17 febbraio su Rai2 in seconda serata e che consigliamo con tutto il cuore di recuperare su RaiPlay, c'è il resoconto della vita ‘romana' di Massimo Ceccherini. Il talento di Scandicci rivela a Dago e Marco Giusti l'impatto che ha avuto con la città eterna: "Debole, fragile e sensibile, con tutti quei soldi finisco per crollare in tutto". La rivelazione su come ha speso i soldi del Ciclone: "I soldi del Ciclone li ho spesi con le donnine del Jackie O". L'insospettabile profondità della filosofia del Ceccherini: "Nessuno mai vuole andare a letto a Roma. Perché è tutta gente che si sente sola e vuole viverla fino in fondo, fino alla fine".  

I racconti di Massimo Ceccherini

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Massimo Ceccherini racconta che il suo primo incontro con la città di Roma avviene subito dopo il grande successo avuto con Il Ciclone:

Vengo a Roma dopo il successo del film di Leonardo Pieraccioni e quindi, io che venivo da Scandicci, mi ritrovo con i soldi a Roma! Tanti soldi! Sempre di più, che poi ho finito tutti! Il mio giro era sempre lo stesso. Abitavo in Piazza Mazzini, facevo aperitivo, poi andavo al Matriciano, da Celestina e già lì io vedevo i vip di tutte le razze, quelli marci. E via di bevanda, bevanda, bevanda. Pagavo con la carta, offrivo cene a tutti. Venivano le donnine e io prima mi spappolavo di seghe, vedendole tutte assieme, per me era un paese dei balocchi.

A questo punto, sottolinea come questo stile di vita lo porterà ad abbandonarsi completamente al vizio:

Debole, fragile e sensibile, crollo in tutto. Polverine e bevande già dal ristorante. Poi, dopo al ristorante mi portavano alla Pace, dove ti giri di qua e c'era Ignazio La Russa, ti giri di là e trovi Lino Patruno. Dal politico al prete, alla popstar. La bevanda è la protagonista di questi posti.

"Nessuno mai vuole andare a letto a Roma. Perché è tutta gente che si sente sola"

Massimo Ceccherini prosegue il suo racconto e parla del Jackie O, dove ha speso tutti i suoi soldi in prostitute: "Si chiamava il taxi e si montava sbavando e sbiascicando da ubriaco, ma ubriaco felice, e si andava al Jackie O. Nei primi tempi andavo in tutti i posti di via Veneto, poi non mi facevano più entrare perché avevo dato fastidio a tutti. Nemmeno più i taxi mi caricavano".

Il Jackie O era bellissimo perché ha quella parte sopra che è già bella, piena di donne, anche prostitute, a pago. Infatti, i miei soldini del Ciclone li ho sterminati quasi tutti lì. Questo lo devo dire. Camminavo col libretto degli assegni, mi sembrava di giocare, scrivevo e scrivevo, anche più di quello che c'avevo, perché tanto era così. Già entravamo carichi al Jackie O, poi lì ci si finiva di caricarsi e giù risse d'ogni specie, coltellate, di tutto. Io mi caricavo le donnine a casa, anche le africane che piangevano perché gli mancava casa, gli mancava l'Africa, io le facevo telefonare a casa in un materasso pieno di polvere e bottiglie vuote. Beh, che raccontino che vi sto facendo. Nessuno mai vuole andare a letto a Roma. Perché è tutta gente che si sente sola e vuole viverla fino in fondo, fino alla fine.

L'incontro con Vittorio Sgarbi e il principe Giovannelli

Massimo Ceccherini racconta del rapporto d'amicizia con il principe Giovannelli: "Mi portava con sé, una notte mi portò a casa di Sgarbi, ma non alle nove, alle due! Era un museo, tutto tappezzato pieno di quadri e statue e c'era lui su un divano rosso a gambe larghe con una brasiliana. Mentre lui si faceva fare questo ‘boccaglio', io ero di fianco a lui, un po' ubriaco, e lo riempio di complimenti. Passammo tutto il tempo così, io di fianco a lui con quella che gli faceva il boccaglio. Il giorno dopo mi chiamò il segretario di Sgarbi per invitarmi a un suo dibattito". 

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