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Mario Martone fischiato alla Scala: “Lo avevo messo in conto, ma significa che il pubblico è vivo”

Mario Martone è stato fischiato alla Scala di Milano per il suo Rigoletto. Il regista napoletano ha riletto l’opera verdiana in chiave contemporanea e politica: “Temevo non ci fosse nulla, né fischi né applausi”.
A cura di Ilaria Costabile
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Non è la prima volta che Mario Martone dirige un'opera lirica, dopo il successo di Otello che ha debuttato al San Carlo di Napoli, il regista partenopeo si è cimentato nella regia del Rigoletto, messo in scena al Teatro alla Scala di Milano. A quanto pare, però, lo spettacolo non ha suscitato l'entusiasmo sperato, nonostante il regista avesse preventivato, come racconta intervistato da La Repubblica, il possibile malcontento del pubblico.

I fischi dal pubblico in teatro

Il disappunto deriva dalla rilettura dell'opera in chiave contemporanea e politica, davanti alla quale i puristi hanno storto il naso. Nella visione di Martone, si assiste ad una opposizione tra ricchi, potenti e gli ultimi della società che sfocia in una rivolta degli oppressi. Il momento che ha sollevato il malcontento è l'atto finale dell'opera verdiana, quando Gilda muore tra le braccia del padre e invece di far cadere il sipario sulla scena, Martone decide di far ruotare la scenografia, lasciando intravedere alle spalle dei due artisti in primo piano, il palazzo del Duca assediato dai ribelli, a cui si aggiunge il sangue che scorre. Questo cambio di programma rispetto all'originale ha suscitato fischi, mischiati ad applausi che pure non sono mancati, ma a cui si sono aggiunti anche altri segni di disapprovazione.

Il commento di Mario Martone

Il regista napoletano, raggiunto dalla testata, ha così commentato l'accoglienza eterogenea del pubblico scaligero: "Io amo del teatro lirico la tensione che anima il pubblico, il fatto che gli spettatori possano dissentire e lo facciano anche in maniera rumorosa. Naturalmente, certo, sono felice che ci siano stati tanti applausi, che ci sia stata una grande adesione. Se c'era qualcosa che temevo era che non ci fossero. Perché i buu erano nel conto, gli applausi no". A queste considerazione, poi, Martone ne aggiunge un'altra che riguarda strettamente la sua rilettura dell'opera:

Per quanto sia contemporaneo, il mio lavoro è sempre nel libretto. Alla fine tu quello che vedi è l'opera di Verdi messa in scena. Io non prescindo dal libretto, non trasfiguro. La posso attualizzare, cerco di approfondirla, ma per me il rapporto con il libretto è tutto nella messa in scena di un'opera.

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