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Marco, figlio di Morandi: “Sono stato in analisi, avere il suo cognome non è stata un’agevolazione”

Dopo avere replicato alle critiche di chi sosteneva sembrasse più vecchio del padre Gianni Morandi, Marco, musicista e figlio del cantautore, si racconta: “Avere il suo cognome non è stata un’agevolazione”.
A cura di Stefania Rocco
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Alle critiche che gli sono state mosse sui social, Marco Morandi ha risposto con garbo e intelligenza. Gli contestavano il fatto di sembrare “più vecchio” del padre Gianni, affermato cantautore. Adesso, al Corriere della Sera, racconta com’è stato essere figlio di uno degli artisti più noti nel panorama musicale italiano. “Mah, a me avevano detto che il brizzolato funzionava. Scherzi a parte, sono sulla soglia dei 50 anni, come devo sembrare? Poi ci sono miracoli e altre cose, ognuno sceglie. Io voglio apparire nature”, esordisce, in risposta proprio alla querelle che lo ha visto suo malgrado coinvolto qualche tempo fa, “Sono stato il primo a dirmi davanti allo specchio: ‘Mannaggia, ora sembro più vecchio di papà’. Sul serio: è stato il primo pensiero”.

Marco Morandi: “Ho fatto un percorso personale per accettare il confronto”

Marco ammette che non è stato sempre semplice essere figlio di suo padre, con il quale condivide la passione per la musica, oltre che il cognome. “Avere un cognome come Morandi non è stata un’agevolazione. Ho dovuto fare un percorso personale. Immagino succeda a tutti quelli nella mia condizione, perché il continuo confronto è inevitabile, c’è un pregiudizio costante. È capitato anche a me quando ho incontrato il figlio di un artista: lì ho capito tante cose, è stato utile”, ha spiegato, ammettendo di avere perfino pensato di cambiare il cognome che condivide con i fratelli, “Forse solo per un attimo. Poi ho capito che non sarebbe servito a nulla: il vero lavoro dovevo farlo su di me. L’analisi mi ha aiutato molto”.

Il figlio di Gianni Morandi: “Ai reality ho preferito un viaggio in Patagonia”

La televisione lo ha corteggiato, racconta oggi l’uomo, inviti che ha preferito declinare: “Le critiche che mi infastidiscono cono quelle di chi me le affibbia senza conoscere il mio lavoro. Sono pronto alle critiche sul valore di quello che faccio, ma non perché sono un raccomandato. Se lo fossi stato mi avreste trovato più spesso in qualche salotto televisivo. Ma quello della tv non è un mondo che mi fa impazzire. Quando mi è stata paventata la possibilità di partecipare a un reality, ho pensato che sarebbe stato più interessante per me andare in Patagonia da solo”. Le difficoltà costanti, Morandi le ha risolte grazie all’analisi: “A scuola i miei compagni facevano a gara per invitarmi a pranzo o a cena o a dormire da loro e io finivo con il passare il tempo a rispondere alle domande dei genitori. Niente di grave, eh: tutto materiale per gli analisti. Mi dicevano: sembri tuo padre uscito dalla lavatrice. Con le ragazze ho temuto ancora di più che potessero avvicinarmi per mio padre e non per me”.

Marco Morandi: “Mio padre è stato molto severo”

Quando gli chiedono se il padre Gianni sia stato severo, Marco risponde: “Moltissimo. Quando alle medie falsificai la sua firma per una nota e lui lo scoprì, mi arrivarono dei bei sculaccioni. Con quelle manone, può immaginare…”. Una su tutte, invece, è l’immagine che più gli ricorda il legame con il padre: “Un’estate a Monghidoro. Durante le nostre passeggiate nel bosco, mi fece leggere a voce alta L’idiota di Dostoevskij. Sono felice di aver condiviso quella lettura e le riflessioni a voce alta con lui”. Ma Morandi senior resta soprattutto un padre orgoglioso: “I suoi complimenti? Per lo spettacolo su Mia Martini, Chiamatemi Mimì, in cui reinterpreto le sue canzoni. Mi ha detto: sono molto orgoglioso di te, io non sarei stato in grado di farlo”.

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