Luca Barbareschi: “Violentato dai preti fino a 11 anni, uno mi teneva fermo e l’altro mi abusava”
Luca Barbareschi racconta gli abusi vissuti da bambino. Intervistato da Repubblica, l’attore e regista, dissociandosi dal racconto delle molestie subite da un gruppo di attrici teatrali, rivela di essere stati abusato quando era giovanissimo: “Io sono stato un bambino molestato, mi hanno abusato dagli otto agli undici anni i preti gesuiti a Milano: mi chiudevano in una stanza, uno mi teneva fermo e l'altro mi violentava. Ho fatto una legge su questa cosa qui”.
Luca Barbareschi sulle attrici di Amleta: “Si fanno pubblicità”
Interrogato a proposito delle denunce delle attrici che fanno parte dell’Associazione Amleta, che ha raccolto decine di testimonianze da parte di attrici che sostengono di essere state abusate da attori, registi e produttori, Barbareschi afferma: “A me viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate, o sono state approcciate malamente ma in maniera blanda, non cose brutte. Alcune di queste andrebbero denunciate per come si sono presentate. sedendo a gambe larghe: ‘Ciao, che film è questo?'. Non ho avuto mai bisogno di fare trucchi per scopare, una cosa del genere non è il mio stile. Ho detto: ‘Amore, chiudi le gambe, ho visto che hai le mutande, o che non le hai, interessante, ma ora parliamo di lavoro’”. Quindi, allargando il discorso alle donne in generale, ha aggiunto:
Secondo me Amleta dovrebbe essere ‘largo', riguardare non solo le attrici, che sono una piccola comunità. Il problema delle molestie è grave e generale, riguarda la commessa del supermercato che deve subire per non perdere il posto. Questo deve cambiare. Ho quattro figli, un maschio e tre femmine, e voglio che siano dignitose, libere e non subiscano mai.
Luca Barbareschi: “Nessun giudizio morale sull’arte”
Entrando nel merito delle accuse rivolte ad alcune delle attrici dell’associazione, Barbareschi spiega i motivi del suo scetticismo: “Perché ho trovato il loro un giusto pensiero ma poi è diventato qualcosa di modaiolo. L'attrice che si fa pubblicità, la cosa va avanti per dieci puntate, poi finisce ma non si risolve il problema. In Francia sono impazziti tutti, noi produttori abbiamo fatto un corso sulle nuove regole di set, che sono impossibili da applicare. Stiamo uscendo dal buon senso. Detto questo il film è per me importante perché racconta esattamente lo stato dell'arte oggi”. E, a proposito di cancel culture, conclude:
L'ho dichiarato quando ho fatto J'accuse, di Polanski, e ora con il suo nuovo film, The palace, che vedrete che bomba è. Non ci può essere giudizio morale sull'arte. Sennò dobbiamo ascoltare quello che ha detto Marlène Schiappa, ministro francese per le Pari opportunità. Io e Polanski siamo stati assaltati dalle femministe, chiusi in una camionetta della polizia ci siamo guardati: ‘Tua nonna è morta ad Auschwitz, mia nonna a Treblinka, se ci avessero detto che nel 2020 saremmo stati chiusi in una camionetta con fuori donne impazzite coperte di sangue che gridano ‘riaprite le camere a gas' non ci avremmo creduto'".