Lino Banfi e la mancanza della moglie: “Non mi è ancora venuta in sogno, ma credo che sia impegnata”
Lino Banfi, nome d'arte di Pasquale Zagaria, sta lavorando con Mario Sesti al docu-film che ripercorrerà la sua carriera e la sua vita. "Ho detto a Mario di non farlo quando sono morto, meglio farlo ora che sono ancora vivo" ha raccontato l'attore in una lunga intervista al Corriere. "Voglio far lavorare tutti i personaggi che sono dentro di me, dal Commissario Lo Gatto all'allenatore nel pallone, dal Pasquale Baudaggi del Vieni avanti cretino a Nonno Libero, e tanti altri. Li interpreto tutti e li faccio rivivere. E poi, come Zagaria Pasquale, mi arrabbio con tutti loro, dicendo: voi esistete perchè esisto io, se non ci fossi stato, sareste tutti morti di fame! E poi viene fuori anche mio padre".
La mancanza di sua moglie Lucia
Lucia Lagrasta, la moglie di Lino Banfi, è morta lo scorso febbraio lasciando un vuoto incolmabile nel cuore dell'attore che ha dovuto dirle addio dopo aver lottato insieme a lei contro l'Alzheimer. Ai lettori del Corriere ha fatto un appello: "Aiutatemi a sognarla, sono trascorsi sei mesi dalla sua morte e ancora non ci riesco. Credo però sia molto impegnata a parlare bene di me con la gente giusta, e infatti mi stanno arrivando molte richieste di lavoro. Insomma, sta lavorando molto in questo periodo e non ha tempo per venirmi in sogno".
I ricordi della lunga carriera nel cinema
Lino Banfi nel descrivere il nuovo largo-metraggio dedicato alla sua lunga carriera, ha parlato del suo ruolo nel piccolo e grande schermo. "Non ho fatto film d'arte, ho creato un genere di comicità che non esisteva, aprendo la strada a tanti altri. Ho avuto un riconoscimento da Checco Zalone, mi adora e ha affermato: "Lino ha aperto la strada alla pugliesità". Suoi eredi oggi, oltre Checco Zalone, anche Pio e Amedeo: "Sono nazionalpopolari come me e hanno più coraggio: parlano un linguaggio forte, che fa ridere, io non ne sarei capace".
Tra i numerosi personaggi interpretati, tra cinema e tv, Nonno Libero resta il suo preferito: "Sono orgoglioso di questo ferroviere sanguigno, talmente amato, che la gente per strada mi chiama proprio così. All'estero è considerato un vessillo dell'Italia, come la pasta e il buon vino". Lino Banfi è nato con la passione della comicità: "Quando c'era la guerra avevo 7-8 anni, durante i bombardamenti scappavamo nei rifugi. Per non far piangere i bambini più piccoli, inventavo gli spettacolini con pupazzetti che costruivo io: li facevo ridere, non piangevano più. Poi sono entrato in seminario".
Il nome d'arte nato grazie a Totò
Fu Totò a suggerirgli il nome d'arte. "All'epoca lavoravo nell'avanspettacolo all'Ambra Jovinelli. Il padrone del teatro mi apprezzava molto e mi dette un bigliettino di presentazione per il Principe de Curtis. Andai a trovarlo a casa. Mi accolse elegantissimo nella sua vestaglia, mi chiese come mi chiamavo, risposi: Pasquale Zagaria, ma ho scelto Lino Zaga. Lui inorridì, sentenziando: nel mondo dello spettacolo accorciare il nome porta fortuna, accorciare il cognome porta jella. Seguii il consiglio. Banfi, poi, venne dal mio impresario: faceva anche il maestro elementare, dal registro di classe, tirò fuori il cognome del primo scolaro in lista" ha raccontato l'attore che, oltre a interpretare ruoli comici, ha recitato un testo teatrale drammatico, "Il vespro della Beata Vergine".
Mi volle Maurizio Costanzo, quando era direttore del Festival di Benevento. Non volevo farlo, essendo un personaggio impegnativo, poi fu impossibile dire di no a Maurizio, che mi manca tanto. Mi manca anche Silvio (Berlusconi): ad ogni mio compleanno, mi telefonava per gli auguri e siccome ero più grande di lui di due mesi (io nato a luglio lui a settembre), esordiva dicendo: Ciao vecchio!