La vita privata di Cesare Ragazzi, morto a 83 anni: la moglie Marta e i figli Simona, Alessia e Nicola
Cesare Ragazzi, morto ieri all'età di 83 anni per un malore, ha lasciato un grosso vuoto nel mondo della televisione: divenne famoso negli anni '70 grazie agli spot pubblicitari sui metodi contro le calvizie. "Salve! Sono Cesare Ragazzi" diventò il suo marchio di fabbrica, ma anche una battuta entrata nel lessico nazionale. L'imprenditore e volto televisivo ha lasciato la moglie Marta e i tre figli, Nicola, Simona e Alessia, e i nipoti. A La Repubblica raccontò: "Simona fa la scultrice, la statua dedicata a Lucio Dalla in piazza Cavour a Bologna l’ha fatta lei".
La moglie Marta e i figli di Cesare Ragazzi, Alessia, Simona e Nicola
Papà di tre figli e nonno, Cesare Ragazzi ha lasciato la moglie Marta, fa sapere Il Resto del Carlino. Estremamente privato sulla sua vita sentimentale, l'imprenditore, attraverso il profilo Facebook, negli ultimi anni ha condiviso diverse fotografie insieme alle figlie, Simona, artista e scultrice, e Alessia. Nessuna traccia invece della moglie Marta e del figlio Nicola che lo ha reso nonno circa due anni fa.
Cosa raccontò Cesare Ragazzi sui figli
Cesare Ragazzi intervistato da La Repubblica un anno fa raccontò della sua vita dopo aver venduto l'azienda: "Ho tre figli. Simona fa la scultrice. La statua dedicata a Lucio Dalla in piazza Cavour a Bologna l’ha fatta lei. Poi c’è il maschio che ha una ditta di muratori", le parole. Al quotidiano nazionale raccontò che nonostante gli 82 anni, continuava a praticare sport e a non fermarsi un attimo: "La vita mi piace e non mi arrendo: gioco a golf e a tennis e almeno tre volte a settimana faccio delle lunghe camminate. L’inverno poi vado a sciare. Per me è importante stare bene fisicamente e curo molto l’alimentazione. Dentro mi sento ancora un ventenne. Mi piace anche andare qualche volta in discoteca".
Come diventò famoso Cesare Ragazzi: "C'era la fame, così mi sono rimboccato le maniche"
Intervistato da La Repubblica, Cesare Ragazzi ripercorse anche la sua carriera. I genitori erano braccianti, raccontò, e la famiglia era estremamente povera: "C'era una fame che non si può immaginare, così mi sono rimboccato le maniche", spiegò. Tra gli 8 e i 20 anni "ho fatto più di 10 lavori": "Ne ho fatte di ogni, c’è stato un momento che addirittura facevo tre lavori al giorno. Quando hai fame e vuoi toglierti anche qualche soddisfazione non c’è altro da fare: lavorare". Raggiunse il successo grazie alla sua determinazione: "Con il successo negli anni ’80 mi sono divertito un po' di più. Anche se sono un tipo a cui piace tenere la testa bassa e i piedi ben per terra", disse e nel corso della sua carriera numerosi VIP hanno bussato alla sua porta. Uno dei suoi clienti fu Lucio Dalla con il quale istaurò un rapporto di amicizia. Con il tempo il suo personaggio diventò mitologico: iniziò così anche a comparire in tv. "Ho iniziato ad andare un po’ in tv a fare delle comparsate. Mi hanno citato in decine di canzoni. All’epoca sono anche finito al cinema, con una controfigura, nel film Arrapaho di Ciro Ippolito", le parole.