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La storia di Salvo Sottile: “Giravo i filmini ai matrimoni poi la Strage di Capaci e cambiò tutto”

Il racconto di Salvo Sottile sull’inizio della sua carriera, inviato al Tg5 in Sicilia e sul posto a Capaci dopo l’attentato a Giovanni Falcone.
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La fantastica storia di Salvo Sottile raccontata al Corriere della Sera: "Giravo i filmini ai matrimoni", poi l'ingresso al Tg5 negli anni più bui della Sicilia, quelli degli attentati a Falcone e Borsellino. Il racconto di un giornalista che ha cominciato giovanissimo, ad appena 16 anni, e ha visto nascere una delle redazioni giornalistiche più importanti degli ultimi anni. "Una delle tv locali per cui lavoravo", racconta, "mandava le immagini anche a Mediaset. Un giorno mi chiamarono per chiedermi se potessi andare a Roma per un colloquio".

Il racconto di Salvo Sottile

Salvo Sottile racconta che a Mediaset cercavano un informatore dalla Sicilia perché stava per nascere il Tg5: "All'inizio risposi che non potevo partire". Poi cambiò tutto:

Per arrotondare avevo iniziato a fare anche i filmini dei matrimoni e quella settimana ne avevo tre. Era un introito importante per me. Poi però mi decisi e andai: in ascensore, in quella che un tempo era stata la famosa villa di Pippo Baudo poi diventata un palazzo di Mediaset, beccai Mentana e Lamberto Sposini. Mentana mi disse: “Ma sei il ragazzetto che sta a Palermo? Sei troppo piccolo per fare questo lavoro”. Sposini invece, che era il buono della coppia, fu più clemente: “Vediamo dai, se succede qualcosa tu avvisaci”. Ecco, quell’anno accadde di tutto: l’eruzione dell’Etna, l’omicidio Lima, la strage di Capaci, la strage di via D’Amelio. In pochi mesi capitò in Sicilia quello che non era mai successo in dieci anni.

La strage di Capaci

Salvo Sottile era uno dei giornalisti presenti sul posto dopo l'attentato a Giovanni Falcone. Questo il suo racconto:

Ma non avevo mai fatto collegamenti in diretta. Quando chiamai Mentana per dirgli della strage di Capaci, dopo che mi aveva avvisato un poliziotto, mi disse: dobbiamo fare una diretta, raccogli tutto il materiale che puoi e mando un inviato: prende un aereo e tra 2 ore è lì. In realtà non mandò nessuno e mi disse all’ultimo, per non farmi montare l’ansia, di mettermi davanti alla telecamera. Panico totale. Ma iniziammo a fare questa diretta infinita. Avevo 18 anni.

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