La Presidente Rai difende Serena Bortone: “Procedimento disciplinare fa male all’azienda”
I vertici Rai si spaccano sul caso di Serena Bortone. Dopo la notizia della lettera di contestazione inviata dall'azienda alla conduttrice a seguito del caso Scurati, accompagnata dalle parole dell'AD Sergio, a parlare ora è la presidente Marinella Soldi, la quale ha sostanzialmente difeso la presentatrice così: “Non credo che il procedimento disciplinare contro Serena Bortone faccia giustizia della vicenda, né tantomeno faccia bene alla Rai”.
La presidente Soldi, che già nei mesi scorsi si era trovata con l'amministratore delegato Roberto Sergio, ha pubblicato una nota specificando la sua presa di posizione sulla vicenda Bortone, definendola più articolata di quanto sembri: “Quanto riferito dall’AD in Commissione di Vigilanza racconta in modo parziale quanto accaduto, non citando aspetti di rilievo. Ferme restando le policy aziendali, il cosiddetto caso Scurati è ancora oggetto di verifiche da parte della direzione Internal Audit aziendale, per la quale la Presidente ha le deleghe. Le risultanze in bozza di tale audit sono state visionate sia da me sia dall’Ad ed evidenziano una situazione molto più complessa di quella descritta dall’AD, che richiede un approccio più completo”.
Il chiarimento di Roberto Sergio: "Non è un provvedimento disciplinare"
In tarda serata Roberto Sergio era intervenuto per chiarire la vicenda, spiegando non si trattasse di un provvedimento disciplinare. L'amministratore delegato Rai aveva chiarito la posizione dell'azienda spiegando che quella inviata a Bortone fosse " una richiesta di spiegazioni e di chiarimenti" a seguito del post pubblicato dalla conduttrice, sui social, dopo la decisione dell'azienda di bloccare l'intervento dello scrittore nel programma Che sarà. Queste le parole precise di Sergio:
"È stato contestato a Bortone, come avvenuto in analoghi casi, il post pubblicato sui social in violazione della normativa della policy aziendale: ci sono regole che devono essere rispettate da tutti i dipendenti […] La normativa vieta di rilasciare dichiarazioni pubbliche su attività, notizie o fatti aziendali. La contestazione è un atto dovuto e seguirà l'iter previsto dal regolamento. Non è un provvedimento disciplinare, ma una richiesta di chiarimenti e spiegazioni che verranno valutati e poi si deciderà quale tipo di decisioni eventualmente intraprendere".
Minacce di morte e attacchi ai giornalisti, la spaccatura interna Rai dopo lo sciopero
Intanto emerge anche uno scenario preoccupante in relazione agli effetti dello sciopero dei giornalisti Rai che è stato al centro del dibattito in questi giorni. Nelle scorse ore il Dg Giampaolo Rossi aveva denunciato in un'audizione le minacce di morte subite da alcuni giornalisti che non avevano aderito allo sciopero, tra cui anche Laura Chimenti. Nelle ore successive è arrivata la risposta di NoiGiornalistiRAI componente del sindacato USIGRAI, che sottolinea gli attacchi subiti da giornaliste che avevano rivendicato, a loro volta, la partecipazione allo sciopero subendo attacchi pesanti sui social.
“Apprendiamo dall’audizione resa in Commissione Vigilanza dal Direttore Generale RAI, Giampaolo Rossi, delle aggressioni verbali subite via social da alcune colleghe del Tg1, fino a presunte minacce di morte sulle quali chiediamo alle forze dell’ordine e alla Magistratura di individuare e perseguire i responsabili. Attacchi riconducibili, secondo quanto segnalato, alla mancata adesione allo sciopero dei giornalisti dello scorso 6 maggio. A loro va la solidarietà incondizionata di NoiGiornalistiRAI perché nulla può giustificare certi insulti e certe minacce. Così come non si può accettare neppure la violenza subita sempre sui social dalla collega del TG1 Gabriella Capparelli che, a differenza dei casi individuati e segnalati dall’azienda, aveva invece rivendicato la sua convinta scelta di scioperare e per questo è stata oggetto di ripetuti insulti nelle ore successive. Siamo sicuri che nelle prossime ore la dirigenza della nostra azienda non farà mancare anche a lei la solidarietà dovuta.”