Khaby Lame è diventato ieri il Re di Tiktok. È il più seguito al mondo con 142.5 milioni di follower superando i 142.2 milioni di Charli D'Amelio. Numeri che ci fanno tranquillamente dire che Khaby Lame è in questo momento l'uomo più popolare del pianeta. Ed è italiano. Anzi, no: Khaby Lame non è ancora italiano. Che vergogna. Per il nostro Paese, ovviamente.
Ha 22 anni, è in Italia da quando aveva poco più di 12 mesi, è cresciuto a Chivasso, ha fatto tutte le scuole, ha lavorato tanto nonostante la giovane età, insomma è proprio come me che sto scrivendo questo pezzo e che magari ho fatto meno cose di lui e ho quasi il doppio degli anni suoi. Io sono italiano e lui no. Ma perché? Ma cosa aspettiamo a cambiare le cose? Per quale motivo dobbiamo leggere ancora cose tipo "io mi sento italiano ma purtroppo…". Il paradosso di Gaber al contrario: "Io mi sento italiano, ma purtroppo non lo sono".
Chi nasce e cresce nel nostro Paese dovrebbe avere la cittadinanza di diritto. È una storia ormai antica, che nemmeno se ti chiami Khaby Lame e sei l'uomo più seguito al mondo riesci a cambiare. Eppure qualcosa si sbloccherà, ora che è il Re di Tiktok, ma l'amaro in bocca resta: perché bisogna salire sul tetto del mondo, per vedere i propri diritti riconosciuti? Continuare a negare lo Ius Soli, continuare a fare finta di niente, è una profonda mancanza di rispetto per il nostro stesso Paese.
Chi è nato in Italia, chi ha vissuto una vita in Italia, deve avere il diritto – IL DIRITTO – di poter leggere "cittadinanza italiana" sui suoi documenti. Ce lo continuiamo a raccontare ciclicamente, lo ripetiamo come una espressione sacra, un mantra, aspettando che qualcosa cambi e pur sapendo che in fondo il mondo è già cambiato da un pezzo. Ripetiamolo insieme, ancora una volta: negare lo Ius Soli è mancare di rispetto al nostro essere italiani.