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Jonathan Meijer, L’uomo dai mille figli della miniserie Netflix: “Non mi pento di aver donato il mio sperma”

Jonathan Meijer, l’ex musicista olandese protagonista della miniserie Netflix “The man with 1000 kids”, che racconta la sua storia, dice di non pentirsi di essere diventato un donatore seriale di sperma.
A cura di Ilaria Costabile
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Quella di Jonathan Meijer, ex musicista olandese, è una storia che non poteva non essere raccontata e, di conseguenza, diventare anche una miniserie Netflix, comparsa sulla piattaforma lo scorso 3 luglio, col titolo The Man With 1000 Kids. Il 43enne, a distanza di 17 anni da quando la vicenda che lo vede protagonista ha avuto inizio, ha dichiarato recentemente al Daily Mail di non essere pentito per aver donato il suo sperma in questo periodo, anche se l'essere diventato un "donatore seriale", potrebbe aver procurato una serie di problemi ai figli che ha sparsi per il mondo.

Jonathan Meijer il donatore seriale

La storia di Jonathan Meijer ha inizio nel 2007, quando, dopo aver aiutato un amico che aveva scoperto di non poter avere figli, decise di iscriversi in una clinica nei Paesi Bassi, come donatore di sperma. Da questo momento parte la ricostruzione della serie Netflix, che ripercorre le tappe di una storia che ha sconvolto l'opinione pubblica olandese di cui, però, l'ex musicista dichiara di non pentirsi affatto. In quasi vent'anni di donazioni, è risultato padre di almeno 500 bambini e oggi, infatti, gli è stato vietato di donare sperma nelle cliniche olandesi, sebbene la pratica sia stata eseguita in diversi centri, anche al di fuori dei Paesi Bassi, ma soprattutto, non solo strutture statali, ma anche private. Nel 2023, inoltre, ha perso una causa civile intentata dalla Donor Kind Foundation. Nella miniserie, inoltre, sono state riportate anche le testimonianze di alcune donne coinvolte, raggirate da Meijer che aveva sempre fatto rivelazioni false in merito alle donazioni.  Nello stesso anno gli è stato vietato di donare ancora, per ogni infrazione avrebbe dovuto pagare 100mila euro, di fatti l'ultima risale al 2019.

Le dichiarazioni di Jonathan Meijer

In una lettera inviata al New York Times, Meijer ha provato a spiegare il suo punto di vista, raccontando le ragioni dietro al suo gesto e spiegando il perché sia diventato un donatore seriale:

So che le persone mi giudicano in fretta o pensano che io doni per motivi narcisistici. Ma sono piuttosto con i piedi per terra e non ho un’opinione troppo alta di me stesso. Preferisco essere onesto con me stesso e vedere i miei difetti e i miei lati positivi. Ma ciò che mi motiva come donatore è semplicemente fare qualcosa di veramente grande con un piccolo aiuto, l’apprezzamento dei beneficiari e i sentimenti e i ricordi calorosi che condivido con i bambini e i beneficiari.

In uno degli episodi della miniserie, una delle donne ingannate dal 43enne, gli chiede perché lo avesse fatto e lui le risponde dicendo: "Sto solo aiutando le donne a realizzare il loro più grande desiderio". Molte coppie lo hanno accusato di narcisismo e delirio di onnipotenza, sebbene lui stesso, in un'intervista al Daily Mail ha dichiarato:

Non che mi penta di aver aiutato qualcuno, non mi piace usare la parola dipendenza, però ti senti così ricompensato, è assolutamente meraviglioso. È una benedizione se puoi sperimentarlo solo una volta nella vita, ma io l'ho provato in molti giorni, e ancora adesso, perché le persone mi aggiornano su cosa sta succedendo ai loro figli. È una benedizione, però immagino che possa essere difficile pensare che sono un tizio che rende tutte queste persone felici, ma che ora deve fermarsi.

Alla testata inglese ha raccontato che la prima volta in cui si è avvicinato al mondo delle donazioni, aveva 26 anni: "Volevo fare qualcosa di significativo nella mia vita. Questo era un modo per dare a qualcuno qualcosa di estremamente prezioso". Esistono delle regole che stabiliscono i confini entro i quali muoversi, quando si parla di donazioni e Meijer lamentava il fatto che non gli fosse mai stato chiesto, se non in un caso, se avesse mai donato prima:

Nessuna delle singole cliniche, tranne una, mi ha chiesto se avessi donato altrove, e quella che lo aveva fatto, quando ho detto di sì, mi ha detto che non potevano accettarmi. Certo, nessun problema. Ma le altre non me l'hanno chiesto. Se fossero state così preoccupate, le cliniche avrebbero potuto telefonarsi a vicenda.

L'uomo, quindi, non sente di aver fatto nulla di grave e sbagliato, rifuggendo totalmente l'idea che il suo comportamento possa essere stato narcisistico: "Penso di essere una brava persona, mi ritengo solo uno spirito libero" ha rivelato alla testata.

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